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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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valutare ogni nostra parola, ogni parola che diciamo, se Å conforme alla fede, o<br />

non lo Å. La fede Å stata posta da Dio nel terreno della ragione dell’uomo; se<br />

l’uomo usa saggiamente della sua ragione la fede si sviluppa e porta frutti; se<br />

invece l’uomo usa stoltamente, insipientemente la sua ragione, la fede muore,<br />

l’opera Å semplicemente vana.<br />

Cristo primizia. Quando si dice che Cristo Å primizia si vuole significare una<br />

cosa sola: la certezza che Å tempo che maturino tutti i frutti dell’albero. Cristo Å<br />

primizia di risurrezione sull’albero dell’umanitÖ, ogni altro uomo, in Cristo,<br />

maturerÖ anche lui la sua risurrezione gloriosa, a condizione perà che faccia<br />

parte dell’albero di Cristo e non si distacchi da Lui. Cristo Å risorto, chi Å in<br />

Cristo, chi Å vitalmente inserito nella sua vite, risorgerÖ anche lui. Questa Å la<br />

veritÖ che dobbiamo sempre professare, annunziare, testimoniare, gridare al<br />

mondo, perchÇ accolga la Parola del Vangelo e si faccia albero dell’albero di<br />

Cristo, diventi tralcio della sua vite, si faccia con Lui un solo mistero di morte al<br />

peccato, di risurrezione a vita nuova. Nella Chiesa giÖ Å maturato un altro frutto<br />

di risurrezione, Å maturato nella Vergine Maria, la Madre della Redenzione. Ella<br />

oggi vive nella beatitudine del Cielo in corpo e anima, nell’unitÖ della Persona<br />

umana. In Lei non regna la morte, non regna il peccato, in Lei c’Å soltanto<br />

pienezza di vita eterna. Ella Å vestita del sole della veritÖ, della caritÖ, della<br />

santitÖ che Å Dio. Maria Å il frutto piá luminoso che Å maturato sull’albero di<br />

Cristo Gesá. Questa Å la nostra fede.<br />

La separazione eterna dei due regni. La vittoria di Cristo sul regno del<br />

peccato e della morte non avviene solo nell’ultimo giorno, deve avvenire nella<br />

storia. ä nella storia che i due regni devono vivere separati, separati non quanto<br />

a spazio o a tempo – i due regni vivono infatti nello stesso spazio e nello stesso<br />

tempo – devono vivere separati quanto ad appartenenza. Colui che appartiene<br />

a Cristo deve essere sempre di Cristo; colui che appartiene al principe di questo<br />

mondo, attraverso l’annunzio del Vangelo, fatto alla maniera di Cristo Gesá,<br />

deve essere sottratto al regno delle tenebre e condotto nel regno della luce. Poi<br />

con il momento della morte, o della fine del mondo, i due regni saranno separati<br />

per l’eternitÖ. Fino a quel momento, c’Å sempre la possibilitÖ che chi Å della luce<br />

si faccia delle tenebre e chi Å delle tenebre entri nella luce. Questo passaggio<br />

sarÖ chiuso per sempre nell’attimo della morte. Allora non ci sarÖ piá possibilitÖ<br />

alcuna di poter cambiare. La morte sigilla la nostra appartenenza per sempre.<br />

Saremo eternamente o delle tenebre o della luce, o di Cristo e del suo mistero<br />

di vita, o di satana e del suo mistero di morte. La vittoria di Cristo sul regno<br />

delle tenebre oggi deve essere riportata dal suo corpo che Å la Chiesa. Per<br />

questo essa deve risplendere tutta della luce di Cristo. La forza della Chiesa Å<br />

solo questa: se essa risplenderÖ della luce eterna di Cristo, essa potrÖ<br />

distruggere il regno delle tenebre. Se i suoi figli diventano tenebra, la loro fede Å<br />

vana, le loro opere infruttuose; non sono opere della luce, perchÇ non sono fatti<br />

da figli della luce.<br />

Cosa è la morte. La morte Å la distruzione dell’uomo in ogni sua relazione: con<br />

Dio, con se stesso, con i fratelli, con il creato, nel presente e nel futuro. La<br />

morte Å separazione dalla pienezza del proprio essere. ä come se un uomo<br />

fosse spaccato in due. Ogni parte per vivere ha bisogno dell’altra, verso l’altra<br />

anela e sospira, ma non puà raggiungerla. ä questo il tormento della morte. La<br />

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