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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Sappiamo dalle stesse Lettere di Paolo la sua lotta impegnata a sradicare dal<br />

cuore dei pagani tutte le loro cattive abitudini peccaminose e l’impegno profuso<br />

a far sâ che germinassero nella loro vita solo le opere dello Spirito.<br />

Come si puà constatare Paolo con la sua vita dimostra la possibilitÖ che ha il<br />

Vangelo di potersi incarnare in ogni cultura, in ogni tradizione, in ogni forma di<br />

vita nella quale l’uomo Å calato per nascita, per educazione, per formazione<br />

posteriore.<br />

Allo stesso tempo, perà, Egli Å il fulgido esempio di come ci si deve comportare<br />

con le diverse culture, forme religiose, o pagane, dell’uomo: tutto cià che Å<br />

contrario alla fede e al Vangelo di Cristo Gesá bisogna eliminarlo, tutto cià che<br />

Å compatibile con la sua santitÖ si puà continuare a fare.<br />

Il Vangelo rispetta l’uomo nella sua forma concreta di vita. Il Vangelo abolisce<br />

da ogni forma solo il peccato. Il resto Å dell’uomo e glielo lascia, perchÇ fa parte<br />

della sua natura, della sua storia, della sua stessa vita.<br />

Qui occorre ancora una volta tutta la sapienza e la saggezza dello Spirito Santo<br />

affinchÇ si eviti di fare una trasmigrazione di tradizioni, anche buone, da una<br />

cultura all’altra, anche se nate dal Vangelo a favore e a beneficio della sola<br />

veritÖ e della sola fede che nasce dall’unico Vangelo, il quale ci chiede un<br />

amore cosâ grande da donare anche la nostra vita perchÇ questo non accada,<br />

se cià dovesse comportare un motivo di intralcio all’accoglienza del Vangelo in<br />

una diversa cultura.<br />

Questa veritÖ vale anche nel dialogo ecumenico e in quello interreligioso.<br />

Bisogna che il dialogante cattolico faccia in tutto come Paolo, sia disposto a<br />

farsi il servo di tutti, per guadagnare il maggior numero alla fede in Cristo Gesá.<br />

Per questo gli occorre tanta sapienza ispirata per sapere cià che Å vera fede,<br />

cià che Å interpretazione storica della fede, cià che Å sviluppo nel tempo di un<br />

principio di fede e cià che bisogna ricondurre alla fede nelle molteplici tradizioni<br />

che sono ormai divenute la cultura del cattolicesimo.<br />

Senza questa opera di vera ispirazione divina ci sarÖ sempre il rischio di<br />

confondere la fede con le sue forme storiche di essere compresa e attuata. Ci<br />

sarÖ sempre il pericolo reale di esigere dall’altro una fede in cià che fede non Å<br />

e di fare accogliere le tradizioni cattoliche come espressione dell’unica fede in<br />

Cristo Gesá Signore nostro.<br />

Colui che vuole farsi portavoce di Cristo nel dialogo confessionale,<br />

interconfessionale e interreligioso deve anche lui sapersi spogliare di cià che<br />

non Å purezza della fede e presentarsi in umiltÖ dinanzi ai propri fratelli. Ci si<br />

presenta in umiltÖ se ci si riveste del solo Vangelo di nostro Signore Gesá<br />

Cristo, di tutto il Vangelo e non solo di una parte. Si deve rivestire del Vangelo<br />

secondo la comprensione che la retta fede ha dato nei secoli.<br />

La retta fede bimillenaria perà non deve essere confusa con la forma esteriore<br />

di incarnare il Vangelo, anch’essa bimillenaria. Sono due cose completamente<br />

diverse.<br />

Per intenderci: la mediazione dei santi che Å sempre in Cristo, per Cristo e con<br />

Cristo, e certe forme esterne di pregare i santi, sono due cose completamente<br />

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