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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Questo bene Å la testimonianza da rendere a Cristo Gesá nell’edificazione della<br />

comunitÖ secondo la stessa legge di Cristo, la stessa legge che spinge il cuore<br />

di Paolo a farsi sacrificio per la redenzione del mondo intero.<br />

[2]Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio,<br />

giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose<br />

misteriose.<br />

Paolo non solo li esorta a preferire la profezia ad ogni altro dono, dice anche il<br />

motivo, la causa profonda per cui la profezia Å da preferire ad ogni altro dono<br />

spirituale.<br />

Chi parla il dono delle lingue parla a Dio. Con questa affermazione di Paolo giÖ<br />

comprendiamo che questo dono era una specie di linguaggio estatico, una<br />

forma di preghiera assai elevata.<br />

Se Å forma di preghiera personale, anzi personalissima, essa giova solo a chi la<br />

fa, non giova agli altri. Tutto cià che non giova agli altri, che non edifica la<br />

comunitÖ, puà anche essere rinviato alla sfera intima del rapporto con Dio.<br />

Non necessariamente il dono delle lingue deve essere usato in comunitÖ;<br />

ognuno potrebbe servirsene in segreto, come dice lo stesso Cristo Gesá.<br />

Quando preghi ritirati nella tua stanzetta e lâ prega il Padre tuo nel segreto e il<br />

Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserÖ.<br />

Se non parla agli uomini, ma a Dio, se gli uomini non comprendono, ma<br />

comprende solo il Signore, bisogna necessariamente distinguere cià che<br />

avveniva a Corinto da quanto Å avvenuto a Pentecoste.<br />

A Gerusalemme c’Å stato un vero e proprio miracolo delle lingue. Tutti infatti<br />

quelli che erano presenti sentivano gli Apostoli parlare nella loro lingua natia. Fu<br />

quello un vero miracolo. Un miracolo che avrebbe dovuto essere per tutti come<br />

un segno della novitÖ che lo Spirito stava per creare.<br />

A Babele, per la superbia gli uomini non si compresero piá. A Gerusalemme per<br />

l’umiltÖ di Cristo, per il dono dello Spirito che la sua obbedienza a Dio gli ha<br />

meritato, che Å fruttificato dall’Albero della croce e che in questo giorno veniva<br />

dato agli Apostoli, gli uomini cominciavano nuovamente a comprendersi.<br />

Era stato posto nuovamente in seno all’umanitÖ il principio della loro unitÖ, della<br />

loro riunificazione, della comunione e della pace, il cui segno esterno Å la<br />

comprensione del linguaggio dell’altro.<br />

Per Paolo perà il dono delle lingue, o del linguaggio estatico dinanzi a Dio, Å<br />

vero, Å autentica ispirazione dello Spirito Santo, Å un suo vero dono. L’uomo se<br />

ne puà servire per lodare, benedire, ringraziare il Signore.<br />

ä una preghiera quella che egli eleva al Signore secondo veritÖ, poichÇ mossa<br />

in Lui dallo Spirito Santo.<br />

Questa stessa cosa Paolo la dirÖ nella Lettera ai Romani, quando dice che la<br />

preghiera Å fatta dallo Spirito dentro di noi con gemiti inesprimibili. ä lo Spirito<br />

che parla a Dio; Å Lui che si rivolge al Padre, si rivolge secondo veritÖ, ma a<br />

volte neanche noi sappiamo cosa bisogna chiedere e neanche cosa lo Spirito<br />

chiede, poichÇ la forma attraverso cui la chiede Å un gemito inesprimibile, che<br />

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