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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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ä facile sapere se siamo nella caritÖ. Se cerchiamo noi stessi, non lo siamo; se<br />

guardiamo alla nostra persona, non lo siamo; se curiamo i nostri interessi non lo<br />

siamo. Non lo siamo se facciamo qualsiasi altra cosa per un bene immediato<br />

alla nostra sola persona.<br />

La caritÖ Å uscire da noi stessi per consegnarsi agli altri; Å il dono della nostra<br />

vita perchÇ la vita del fratello possa definirsi ed essere vera vita, vita spirituale e<br />

non solo materiale, dell’anima e non solo del corpo.<br />

La carità non si adira. Ci si adira ogni qualvolta ci troviamo in relazione con gli<br />

altri e quanto gli altri fanno non Å secondo il nostro gusto, o non ci Å gradito<br />

affatto.<br />

Ci si adira per piegare l’altro a noi stessi, per incutergli paura, per obbligarlo,<br />

costringerlo, annientarlo, spegnerlo nella sua libertÖ.<br />

Il contrario dell’ira Å la ponderazione, la pacatezza, la serenitÖ, la riflessione, la<br />

meditazione, il dialogo, il confronto, il domandare ragione dell’altrui operato,<br />

ogni altro espediente umano che ci fa rapportare con gli altri con tanto desiderio<br />

di operare la pace attorno a noi e prima di tutto in noi stessi.<br />

Chi ama sa essere sempre padrone di se stesso, sa governarsi, non si lascia<br />

mai prendere dalle cose e dalle persone.<br />

Chi ama fa della sua vita una via di pace, di conforto, di consolazione, di<br />

pazienza, di sopportazione, di somma attenzione nei riguardi dei suoi fratelli.<br />

Chi ama non si adira per una ragione ancora piá profonda. Cosa Å la caritÖ? ä il<br />

dono della nostra vita all’altro, perchÇ l’altro entri nella vita, abbandoni il<br />

peccato, lasci le imperfezioni, si immetta sul sentiero che dovrÖ portarlo alla<br />

croce. Ci si adira quando noi reputiamo che l’altro sbaglia. Che sbaglia a<br />

ragione o a torto, con coscienza o incoscienza, con volontÖ o senza, con<br />

premeditazione o senza, una cosa deve essere certa: il cristiano deve dare la<br />

vita al Signore in sacrificio perchÇ questo non succeda mai piá, non succeda<br />

affatto.<br />

Come puà uno che ha giÖ dato la vita al Signore per il bene dell’intera umanitÖ<br />

adirarsi nel momento in cui qualcuno sbaglia nei suoi riguardi? Non deve egli<br />

forse dare la vita proprio per costui che ha sbagliato? E se deve dargli la vita,<br />

puà forse adirarsi?<br />

La carità non tiene conto del male ricevuto. ä lo stesso motivo addotto circa<br />

l’ira e il dovere di non adirarsi per colui che vuole amare secondo Dio.<br />

Tenere conto del male ricevuto significa non perdonarlo, metterlo in deposito,<br />

tirarlo fuori al momento opportuno, usarlo a nostra beneficio, a favore della<br />

situazione nuova nella quale siamo venuti a trovarci.<br />

Verso il male invece il cristiano ha due obblighi assai gravi, seri, impegnativi.<br />

Prima di tutto deve perdonarlo in obbedienza al comando di Cristo Gesá.<br />

Perdonare il male significa prima di ogni altra cosa cancellarlo dalla nostra<br />

vista, eliminarlo del nostro cuore, estirparlo dalla nostra mente. ä far sâ che<br />

esso mai sia successo, o avvenuto.<br />

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