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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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isurrezione, mistero di vita che si trasforma in noi in mistero di morte perchÇ<br />

tutta la nostra vita diventi un sacrificio gradito al Padre nostro celeste.<br />

L’esame pertanto non Å solo sullo stato di grazia, ma anche sulla finalitÖ per cui<br />

ci si accosta a mangiare il corpo e il sangue di Cristo Gesá. Se la finalitÖ non Å<br />

la stessa di Gesá e cioÅ la volontÖ in noi di rendere la nostra vita un sacrificio in<br />

Cristo per il nostro Dio, noi non possiamo mangiare il corpo di Cristo, non<br />

possiamo bere il suo sangue.<br />

Se lo facciamo senza questa finalitÖ, non lo mangiamo in modo degno. Non<br />

possiamo mangiarlo.<br />

La volontÖ deve anche essere quella di liberarci totalmente da noi stessi al fine<br />

di farci uno strumento di amore per gli altri. Questo avviene quando si pone<br />

tutta intera la nostra vita a servizio dei fratelli, mettendo a loro disposizione tutto<br />

cià che siamo ed abbiamo, come fece Cristo Gesá che mise a nostra<br />

disposizione tutto il suo corpo perchÇ per suo mezzo noi entrassimo nella vita.<br />

L’esame non puà essere fatto una volta per tutte. Deve essere fatto ogni<br />

qualvolta vogliamo e decidiamo di accostarci all’Eucaristia. L’esame di ieri non<br />

basta per oggi, nÇ quello di oggi Å sufficiente per il domani. NÇ basta che vi sia<br />

stato l’esame per la comunione immediatamente presa prima. Per ogni<br />

comunione Å necessario che vi sia questo esame. Esame di grazia, esame di<br />

finalitÖ e di volontÖ.<br />

[29]perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore,<br />

mangia e beve la propria condanna.<br />

In questo versetto Paolo manifesta ancora una volta tutta la veritÖ che Å<br />

racchiusa nel corpo di Cristo.<br />

Il corpo di Cristo Å vita eterna per noi, Å la nostra vita eterna. Dobbiamo<br />

mangiarlo per trasformarci in vita eterna, per divenire nel mondo vita eterna, per<br />

attestare al mondo che la vita eterna, che Å Cristo, Å tutta dentro di noi.<br />

Riconoscere il corpo del Signore nell’Eucaristia significa anche sapere qual Å la<br />

finalitÖ insita in questo corpo e la finalitÖ Å una sola: fare della nostra vita un<br />

sacrificio per il Signore e un dono d’amore per i fratelli.<br />

Se questo non avviene, se noi non riconosciamo la finalitÖ che Å insita nella<br />

realtÖ che Å l’Eucaristia e cià nonostante mangiamo ugualmente il corpo del<br />

Signore, noi mangiamo e beviamo la nostra condanna.<br />

PerchÇ? Il corpo di Cristo Å il dono piá alto, piá eccelso che Dio abbia potuto<br />

fare all’uomo. Nel corpo di Cristo Dio Å divenuto vita eterna per l’uomo. Egli<br />

stesso si lascia mangiare dall’uomo, poichÇ nel corpo di Cristo abita<br />

corporalmente tutta la pienezza della divinitÖ. ä il corpo di Cristo lo strumento<br />

creato, anche se ormai spirituale e non piá materiale, attraverso cui Dio viene<br />

ad abitare dentro di noi, fino a farsi noi, o fino a trasformare noi in Lui attraverso<br />

il processo dell’assimilazione.<br />

Quando un uomo mangia il corpo di Cristo senza riconoscerlo, lo mangia in<br />

modo indegno, senza cioÅ la santitÖ nel cuore e senza la reale volontÖ di fare<br />

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