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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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sangue. Non possiamo fare di noi cià che vogliamo, nÇ della nostra vita, nÇ del<br />

nostro corpo. Sia la nostra vita che il nostro corpo non ci appartengono piá;<br />

appartengono a Cristo che li ha riscattati per noi; li ha riscattati in un modo<br />

veramente sublime, morendo Lui per noi, offrendo Lui la vita al Padre al posto<br />

della nostra vita. Il nostro corpo non Å solo dato a Cristo, Å stato da Lui<br />

comprato e noi ci siamo lasciati comprare e riscattare da lui. Qual Å la nuova<br />

moralitÖ che nasce da questa redenzione operata da Gesá in nostro favore?<br />

Dare il nostro corpo a Cristo, che giÖ gli appartiene, perchÇ lo trasformi in uno<br />

strumento di redenzione per tutto il genere umano. Quando un uomo fa del suo<br />

corpo in Cristo, con Cristo e per Cristo uno strumento di redenzione e di<br />

salvezza, lui vive la piá alta moralitÖ. Il corpo infatti potrÖ essere usato da Cristo<br />

come strumento per completare la sua redenzione sulla terra, solo se glielo si<br />

offre puro, obbediente, vergine, casto, disposto a compiere lo stesso percorso<br />

che fu di Cristo Gesá: morire in croce per la salvezza di ogni uomo, perchÇ ogni<br />

uomo sia comprato di nuovo e ridato a Dio nel suo corpo, facendo con lui una<br />

sola vita, sia ridonato a Dio come tempio santo dello Spirito del Signore.<br />

La gloria di Dio dal corpo. Dal nostro corpo deve pertanto salire a Dio la piá<br />

grande gloria. Vi potrÖ salire se noi ne facciamo uno strumento a completo e<br />

perfetto servizio di Cristo Gesá, perchÇ per mezzo di esso continui sulla terra<br />

l’opera che gli ha affidato il Padre. L’opera di Cristo ancora non Å finita; finchÇ ci<br />

sarÖ un solo uomo che non crede in Lui, Lui deve operare perchÇ quest’uomo<br />

sia conquistato all’amore del Padre, diventi tempio dello Spirito Santo, sia reso<br />

sua sposa, sia fatto suo corpo. Per questo gli Å necessario il nostro corpo, che<br />

deve essere santo come il suo Å stato santo. Il cristiano che sa questo inizierÖ<br />

tutto quel cammino di ascesi che dovrÖ portarlo a liberarsi da ogni superbia e<br />

concupiscenza, ad acquisire ogni virtá teologale e cardinale, a fare delle<br />

beatitudini l’unica legge che regola ogni rapporto tra gli uomini. Presentando a<br />

Cristo un corpo nel quale brilla la santitÖ, egli lo potrÖ usare senza riserve. ä il<br />

peccato la riserva che impedisce al nostro corpo di essere usato da Cristo<br />

Gesá. Togliendo il peccato lo si rende libero, immettendo in esso le virtá<br />

teologali e cardinali lo si costituisce strumento idoneo, perfetto, perchÇ tutta la<br />

grazia di Dio e la sua veritÖ discendano sulla terra e tutto il servizio d’amore di<br />

Cristo salga fino al cielo. Solo cosâ il corpo diviene lo strumento perchÇ dalla<br />

terra s’innalzi verso il cielo la gloria a Dio Padre Onnipotente. ä la nuova<br />

moralitÖ verso cui il cristiano deve ora tendere, senza darsi pace, finchÇ non<br />

avrÖ reso il suo corpo uno strumento perchÇ dalla terra s’innalzi verso il cielo la<br />

piá grande gloria. Un corpo santo Å giÖ segno della gloria di Dio sulla terra,<br />

perchÇ Å segno della sua grazia, della sua veritÖ, del suo amore.<br />

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