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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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L’annunzio non Å proclamazione, non Å dire che Gesá Å morto. L’annunzio Å<br />

memoriale, Å ricordo vivo, attuale, presente di quella morte.<br />

Chi mangia l’Eucaristia consuma la vittima sacrificata e il sacrificio Å di<br />

espiazione e di comunione nello stesso tempo. Attraverso il sacrificio di Cristo<br />

vengono perdonati i peccati, ma anche si stringe una comunione di vita con Dio,<br />

in Cristo e tutto questo grazie allo Spirito Santo che ci dona i frutti di quella<br />

morte: la risurrezione a vita nuova, dopo averci liberato dal peccato e rigenerati<br />

quali figli adottivi di Dio, in Cristo Gesá Signore nostro.<br />

L’annunzio della morte Å pertanto vero atto sacramentale, vero sacrificio, vero<br />

memoriale, vera ripresentazione del sacrificio della croce, vera attualizzazione<br />

di essa in nostro favore.<br />

Il memoriale della croce viene celebrato, attualizzato fino alla venuta del<br />

Signore Gesá, ma anche attendendo che egli venga. Si celebra la morte di<br />

Cristo, ma si attende che egli venga a prenderci per portarci con sÇ nel suo<br />

regno.<br />

L’Eucaristia diviene cosâ la celebrazione della speranza dell’uomo. La speranza<br />

dell’uomo Å una sola: compiere lo stesso sacrificio che ha compiuto Cristo Gesá<br />

nella sua carne al fine di realizzare sempre nella sua carne lo stesso mistero di<br />

vita, con la risurrezione del suo corpo nell’ultimo giorno.<br />

Chi mangia l’Eucaristia deve avere un solo principio operativo: liberarsi dal<br />

mondo attuale, iniziare un cammino nella santitÖ che deve raggiungere in lui la<br />

perfetta similitudine con Cristo che potrÖ avvenire solo quando anche lui come<br />

Cristo offrirÖ la sua vita al Padre in espiazione dei peccati, per la salvezza del<br />

mondo intero.<br />

In tal senso, il cristiano attende che venga il Signore. Lo attende perchÇ vuole<br />

essere in tutto simile a Lui, nella vita, nella morte, nella risurrezione gloriosa<br />

dell’ultimo giorno.<br />

Se si vede nell’Eucaristia la celebrazione della morte di Cristo, il suo memoriale,<br />

il suo sacrificio sulla croce, ma soprattutto se la si mangia perchÇ anche noi<br />

diveniamo in Cristo un sacrificio per il nostro Dio, allora cambia il nostro<br />

sentimento, il nostro pensiero, cambia la nostra vita, cambia tutto di noi dinanzi<br />

al mistero dell’Eucaristia. Cambia perchÇ essa segna il passaggio della nostra<br />

vita che si fa e diviene una vita verso la morte di Cristo in noi e si celebra<br />

l’Eucaristia proprio perchÇ diveniamo partecipi di quella morte, perchÇ quella<br />

morte divenga la nostra morte. Attendiamo che il Signore venga, venga per<br />

compiere la sua morte nella nostra vita e nel nostro corpo.<br />

Questo Å il grande significato, ma anche la grande finalitÖ che Å insita nel<br />

mistero che noi celebriamo. FinchÇ il cristiano non celebra l’Eucaristia, non<br />

mangia il corpo di Cristo e non beve il suo sangue attendendo che il Signore<br />

venga per compiere la sua morte nella nostra vita e nel nostro corpo, noi non<br />

mangiamo secondo veritÖ la cena del Signore. La mangiamo senza contenuto,<br />

senza frutto, la mangiamo come si mangerebbe un qualsiasi altro pane e<br />

questo Å assai disdicevole per un cosâ grande dono che Gesá ci ha fatto. Egli ci<br />

ha dato la sua morte perchÇ divenisse la nostra vita e la nostra vita divenisse la<br />

sua morte e invece noi la mangiamo con superficialitÖ, senza contenuti<br />

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