PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

vive in seno alla sua comunitÖ; se per tentazione e sollecitazione di satana, lui
si allontana dalla veritÖ, non vive la comunione di caritÖ con Cristo e con la
Chiesa, tutta la comunitÖ da lui governata va alla deriva. Se lui sbaglia, tutto il
suo popolo sbaglia, perchÇ manca di un faro sicuro cui sempre guardare per
sapere dove dirigere la navicella della propria vita. L’apostolo del Signore Å
come MosÅ nel deserto. Se per un solo istante lui dovesse perdere il contatto
con Dio, o avere dubbi di fede o incertezze nel compimento della divina volontÖ,
il popolo a lui affidato verrebbe a trovarsi irreparabilmente nel buio, smarrirebbe
la via della veritÖ e della salvezza, morirebbe nel deserto, come sono morti tutti
coloro che non hanno voluto ascoltare il Signore che parlava per suo tramite. ä
grande la responsabilitÖ dell’apostolo; Å grande anche la responsabilitÖ di
quanti, assieme a lui, condividono in grado inferiore il compito e il mandato di
Cristo Gesá di pascere il suo popolo nella giustizia e nella veritÖ. Se l’apostolo
del Signore vuole salvare il suo popolo, deve essere per lui fulgido esempio di
veritÖ, di caritÖ, di speranza; deve vivere la sua adesione a Cristo secondo le
regole della prudenza, della giustizia, della temperanza, della fortezza; deve
essere uomo delle beatitudini a tutta prova. Il suo popolo, vedendo lui
camminare verso Gerusalemme, verso il luogo del suo martirio e della sua
testimonianza al Padre celeste, se vuole potrÖ andare dietro di lui e divenire
come lui, fedele e obbediente a Dio nel compimento di ogni Parola che Å uscita
dalla bocca di Cristo.
Il Vangelo assume, purifica, abbandona ogni forma esterna. Il Vangelo Å
chiamato ad incarnarsi in ogni cultura, ma anche a trasformare ogni cultura in
vita evangelica. L’incarnazione puà sempre avvenire e di fatto avviene quasi
sempre in modo rapido; cià che invece non avviene se non con tempi lunghi e
ritardi notevoli, Å la trasformazione di ogni cultura in vita secondo il Vangelo. La
perfezione avviene quando ogni cultura riceve la veste del Vangelo, quando Å il
pensiero del Vangelo che governa ogni relazione tra gli uomini. FinchÇ questo
non accade, finchÇ non sarÖ avvenuto il cambiamento di pensiero negli uomini
che hanno abbracciato il Vangelo, urge procedere con la piá alta regola della
prudenza, dell’accortezza, della saggezza, di quella intelligenza superiore,
perchÇ dono dello Spirito Santo, affinchÇ non si creino turbamenti nella
comunitÖ a causa di un pensiero evangelico che uno possiede, mentre tutta la
comunitÖ ancora Å governata da una mentalitÖ antecedente, da usi e costumi
anteriori alla venuta del Vangelo in essa. Il divario sempre esistente tra
l’incarnazione del Vangelo in una comunitÖ e la trasformazione della comunitÖ
in Vangelo vivente, deve spingere colui che guida la comunitÖ a dettare sempre
quelle norme pratiche perchÇ nessuno scandalo nasca a motivo di alcuni che si
reputano emancipati, dotti, esperti, conoscitori della veritÖ di Dio, sapienti e
intelligenti per comprendere ogni cosa secondo la piá alta veritÖ rivelata. La
prima esigenza del Vangelo non Å l’emancipazione dalla vita in cui
concretamente il Vangelo si sta vivendo, ma la rinuncia ad ogni emancipazione,
perchÇ il Vangelo non subisca contestazioni, non venga messo in pericolo di
non credibilitÖ, possa brillare in tutta la sua luce eterna di veritÖ per ogni uomo
che vive concretamente qui e non altrove, in questa comunitÖ e non in un’altra.
Questo principio ci deve insegnare che per il Vangelo, perchÇ sia creduto,
amato, osservato, predicato, portato agli altri, colui che si ritiene il piá forte,
deve farsi il piá debole, colui che si pensa dotto deve divenire ignorante, colui
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