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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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impossibile edificare la comunitÖ. Quando la comprensione viene annullata da<br />

un nostro comportamento, privo di ogni possibilitÖ di essere afferrato<br />

dall’intelligenza dell’altro, per Paolo, che si tratti di parlare in lingue o di<br />

qualsiasi altra cosa, bisogna assolutamente astenersi dal compierlo. Sarebbe,<br />

oltre che una perdita di tempo, anche una forma di scandalo che l’altro potrebbe<br />

subire. Si sa che lo scandalo Å un albero i cui frutti di morte non lasciano<br />

scampo a nessuno e tutti vi possono accedere per raccoglierli e mangiarli.<br />

Paolo, che possiede molti doni dello Spirito, ha fatto della legge della<br />

comprensione il suo stile di vita, la forma stessa del suo ministero. Una parola<br />

semplice che parla al cuore, che penetra nella mente, per lui Å preferibile al<br />

dono di parlare in lingue, quando assieme alla parola in lingue non vi sia anche<br />

colui che la interpreta.<br />

Bambini senza malizia, adulti maturi con giudizio. Chi vuole vivere ed<br />

operare nella comunitÖ cristiana, e ogni discepolo di Gesá Å chiamato ad<br />

aggregarsi alla comunitÖ, non puà vivere senza un sano principio di<br />

discernimento, un valido criterio di giudizio veritativo, una sana norma valevole<br />

per sempre e per ogni circostanza, in modo che solo la comunitÖ venga<br />

edificata e ogni altro interesse, personale, di pochi o di molti, sia per sempre<br />

sconfitto. Paolo non vuole il cristiano scriteriato, confuso, maldestro, distratto,<br />

disattento, noncurante, trasandato spiritualmente e fisicamente, capriccioso,<br />

come un bambino maleducato, arrogante, indisciplinato, che guarda solo a sÇ<br />

stesso e ignora che c’Å tutto un mondo con il quale bisogna rapportarsi,<br />

relazionarsi, convivere, vivere. Paolo ci vuole tutti bambini, quanto ad assenza<br />

di malizia, perà; non ci vuole bambini quanto ad assenza di giudizio e di sana<br />

valutazione morale e veritativa. Dobbiamo per questo essere bambini quanto a<br />

malizia, adulti, maturi quanto a giudizio. ä vero cristiano, vero seguace di Gesá<br />

Signore, colui che fa della semplicitÖ la sua norma di relazione con gli altri, ma<br />

della prudenza e dell’accortezza la forma esteriore ed interiore di questa<br />

relazione. Bisogna essere con tutti, ma saggiamente, prudentemente,<br />

accortamente, altrimenti il regno di Dio non si edifica, non si costruisce. Ognuno<br />

di noi deve sempre valutare l’impatto comunitario che esercita una nostra<br />

azione, anche la piá piccola, la piá insignificante; se essa non edifica la<br />

comunitÖ, Å giusto che venga omessa, che non venga mai posta in essere.<br />

Mancherebbe del fine che Å quello dell’edificazione nella santitÖ di ogni<br />

comunitÖ che appartiene a Cristo Gesá. La cosa migliore di tutte Å senz’altro la<br />

caritÖ. Ma diviene cosa migliore di tutte, nel caso specifico degli altri carismi,<br />

solo cià che edifica la comunitÖ e la edifica in modo lodevole, giusto, buono,<br />

ottemperando in tutto alla volontÖ del Signore.<br />

Ognuno ha il diritto di parlare, per l’edificazione. Chi Å in possesso di un<br />

vero dono dello Spirito Santo, ha il diritto di esercitarlo, di svolgerlo nella<br />

comunitÖ. Se il dono Å vero, non puà essere tenuto nascosto nel segreto del<br />

cuore. Sarebbe questo un grave peccato di omissione, una non fruttificazione<br />

del talento che il Signore ci ha dato a beneficio della sua Chiesa e del mondo<br />

intero. Nessun uomo, nella Chiesa, puà impedire che un dono dello Spirito<br />

possa essere esercitato. Ogni dono nella Chiesa deve essere esercitato perchÇ<br />

tutti ne possano trarre un beneficio. Il modo come debba essere esercitato, le<br />

formalitÖ esteriori, queste, sâ che debbono essere regolamentate, altrimenti il<br />

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