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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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prendere decisioni adeguate e giuste per riportarla sulla via della veritÖ e della<br />

giustizia.<br />

[5]questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua<br />

carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del<br />

Signore.<br />

ä questa vera e propria scomunica, allontanamento cioÅ dalla comunitÖ del<br />

Signore.<br />

Ogni pena nella Chiesa deve essere considerata temporanea, transitoria,<br />

breve. Il fine Å uno solo: far prendere coscienza a chi ha trasgredito i<br />

comandamenti del Signore della gravitÖ dei suoi atti, perchÇ se ne penta e<br />

ritorni nella casa del Padre con un amore piá grande e una volontÖ piá ferma di<br />

non peccare piá.<br />

Il fine Å sempre la salvezza della sua anima, il suo ritorno nella veritÖ. ä che<br />

tutto questo puà avvenire solo se la pena viene inflitta come medicina e per<br />

amore di colui che ha trasgredito.<br />

Lo si vuole salvo e per questo lo si punisce; ma lo si punisce perchÇ lui prenda<br />

coscienza del peccato, anzi prenda coscienza della gravitÖ della sua<br />

trasgressione, perchÇ non pecchi piá.<br />

Una pena cosâ grave perà deve essere preceduta da ogni impegno da parte<br />

dell’apostolo del Signore e di tutta la comunitÖ che Å aiuto concreto al<br />

trasgressore perchÇ prenda coscienza del suo peccato, accetti di emendarsi,<br />

facendo pubblico atto di conversione e di abbandono della situazione<br />

peccaminosa nella quale egli Å venuto a trovarsi, o a vivere.<br />

Su questo ognuno puà spendere una buona parola, puà elevare una grande<br />

preghiera al Signore perchÇ il peccatore riconosca il suo peccato e voglia<br />

abbandonare il suo stato miserevole dinanzi a Dio e ai fratelli.<br />

A Corinto tutto questo non era avvenuto, anzi si viveva in una tranquilla<br />

incoscienza spirituale, senza minimamente avvertire il grave pericolo che<br />

incombeva sulla comunitÖ. Quando non si interviene tempestivamente e con<br />

responsabilitÖ da parte degli stessi cristiani, Å piá che ovvio che alla fine debba<br />

intervenire l’apostolo parlando in nome di Cristo, discernendo con la luce dello<br />

Spirito del Signore, emettendo un giudizio di colpevolezza che lo esclude dalla<br />

comunione dei santi, che lo mette in balia di satana.<br />

Alla scomunica bisogna ricorrere solo come estrema ratio e per motivi di<br />

pubblica moralitÖ. Quando il peccato Å personale e privato (nel senso che non Å<br />

conosciuto dalla comunitÖ) allora in questo caso Å un problema solo della<br />

coscienza di colui che lo ha commesso e nessuna pena pubblica potrÖ mai<br />

essere inflitta.<br />

Il bene della comunitÖ, la credibilitÖ del Vangelo domanda anche questo. Certo<br />

Å doloroso privare qualcuno della comunione ecclesiale, togliere qualcuno dalla<br />

comunitÖ, ma Å un atto di caritÖ verso il mondo intero e anche verso colui che<br />

subisce una tale pena. ä un atto di caritÖ perchÇ Å l’unico modo per aiutarlo a<br />

comprendere il male fatto e a spingerlo ad una reale e vera conversione, che Å<br />

abbandono del male compiuto e inizio di un cammino di vera santitÖ in<br />

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