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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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abitudine a rinunziare ad ogni cosa, lo rendono sempre libero di potersi<br />

spostare da un luogo all’altro, ma anche lo rendono uomo da accogliere, perchÇ<br />

senza particolari pretese, e soprattutto senza alcun vizio da soddisfare.<br />

La rinuncia al diritto è personale. San Paolo ha rinunciato all’aiuto che<br />

sarebbe potuto venire a lui dalla “provvidenza di Dio”, non ha voluto entrare<br />

nella legge generale, secondo la quale: chi annunzia il Vangelo, vive anche di<br />

Vangelo. Lui non ha voluto essere sostenuto, aiutato, sorretto dalla caritÖ dei<br />

fratelli nella fede. Ha preferito lavorare sempre con le sue mani per non essere<br />

di peso ad alcuno. Il diritto Å diritto, nessuno puà escludere un altro da un diritto<br />

che viene dalla stessa fede. Ognuno perà vi puà rinunziare per motivi personali,<br />

che sono sempre legati al Vangelo e alla missione della predicazione. Come<br />

per il Vangelo ci si avvale del diritto, cosâ per il Vangelo si puà anche rinunziare.<br />

La rinunzia perà Å la persona che deve farla. Nessuno puà imporre la rinunzia;<br />

si puà, invece, dissuadere a che la rinuncia venga fatta. I motivi, perà, essendo<br />

della coscienza, alla coscienza spetta l’ultima decisione e anche la scelta delle<br />

modalitÖ per provvedere altrimenti al proprio sostentamento, senza nulla<br />

togliere alla predicazione della Parola del Signore.<br />

Non per vanto, ma per dovere e obbligo di coscienza. La predicazione del<br />

Vangelo Å un obbligo, un dovere, un compito che Å stato affidato da Dio. Non Å<br />

una libera scelta dell’apostolo del Signore. L’apostolo Å apostolo perchÇ<br />

mandato, inviato nel mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura. Se non<br />

fosse un obbligo, o un dovere, potrebbe anche vantarsi dinanzi a Dio di quello<br />

che fa liberamente, per amore dei fratelli. PoichÇ Å un obbligo, deve portarlo<br />

innanzi con timore e tremore, sapendo che la salvezza dei fratelli dipende<br />

proprio dal suo ministero. Prima che dono della grazia nei sacramenti,<br />

l’apostolo deve dare la grazia della conversione attraverso la Parola. ä questo il<br />

suo primo compito, se questo viene svolto bene, l’altro produrrÖ frutti di vita<br />

eterna; se l’annunzio della parola non Å fatto, Å fatto male, Å fatto stravolgendo,<br />

cambiando, annullando la parola di Cristo Gesá, l’altro dono, quello della grazia<br />

dei sacramenti, risulterÖ infruttuoso, sterile, vano. Manca della forza della veritÖ<br />

nel cuore, manca dei contenuti dell’obbedienza. La grazia sacramentale, senza<br />

i contenuti dell’obbedienza, rimane come morta nel cuore, non puà esprimersi<br />

in ascolto del Padre celeste e in compimento di ogni Parola che Å uscita dalla<br />

bocca di Cristo Gesá. Tutto Å dalla Parola e nella Parola, come tutto Å dal seme<br />

e nel seme. Se il seme della Parola vera viene seminato nei cuori, si potrÖ dare<br />

poi l’acqua della grazia sacramentale perchÇ si sviluppi e produca frutti di vita<br />

eterna; se il seme della parola non Å stato seminato, l’acqua della grazia che si<br />

versa in un cuore, non potrÖ mai far germogliare il seme che non c’Å e, quindi,<br />

Å data a vuoto. Questo succede quando non si predica, si predica male, si<br />

cambia il seme della Parola, si sostituisce con un seme di parola umana che<br />

non produce alcun albero di veritÖ e di giustizia nel nostro cuore.<br />

Tutto riceve verità dal Vangelo, tutto per la verità del Vangelo. Il<br />

missionario, l’apostolo del Signore, il ministro della Parola deve convincersi lui<br />

per primo che tutto riceve veritÖ dal Vangelo, tutto deve essere fatto per la<br />

veritÖ del Vangelo. Il dono del Vangelo deve essere l’unico scopo della sua<br />

azione missionaria. Alla luce del Vangelo dovrÖ discernere il bene e il male;<br />

dovrÖ separare veritÖ ed errore, giustizia e ingiustizia, fede e credenze<br />

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