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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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diradare le tenebre dell’ignoranza e dell’errore perchÇ solo la veritÖ di Cristo<br />

Gesá abiti nei cuori e li conduca nella santitÖ di una esistenza dove tutto<br />

discende da Dio e tutto a Dio ritorna dopo averlo reso un frutto di vita per la<br />

nostra santificazione e per l’edificazione nella veritÖ e nella grazia della<br />

comunitÖ di cui facciamo parte e nella quale siamo inserite come membra vive,<br />

pure, sante.<br />

[2]Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare<br />

verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento.<br />

Per Paolo il pagano Å abbandonato a se stesso. Non ha in sÇ la sapienza, nÇ<br />

l’intelligenza soprannaturale per agire. Gli manca quel sano discernimento<br />

secondo veritÖ che governa le sue azioni.<br />

La sua non Å fede, ma religiositÖ. Gli dei che egli adora sono idoli muti. Sono<br />

idoli muti perchÇ sono senza volontÖ, senza comandi, senza parola, senza<br />

pensiero.<br />

Al posto loro pensa, vuole, dice l’uomo, o chi ne fa le veci: i sacerdoti o gli<br />

adoratori. Ma questi non sono profeti dei loro dei, nel senso che ascoltano la<br />

parola del loro dio e la danno agli uomini.<br />

Questi parlano in nome proprio e attribuiscono agli dei i loro pensieri, le loro<br />

parole, la loro volontÖ.<br />

In questo senso l’idolo Å muto. ä idolo perchÇ non ha una sua propria<br />

consistenza, non Å lui che ha fatto l’uomo, Å l’uomo che ha fatto il suo dio. Non<br />

Å Dio che ha pensato l’uomo, Å l’uomo che pensa e immagina il suo dio.<br />

Questo idolo Å muto, deve essere per forza muto, perchÇ non ha consistenza,<br />

non ha signoria, non ha volontÖ, non ha opere. Il creato non gli appartiene<br />

essendo lui stesso una cosa creata e per di piá da un’altra creatura, la quale Å<br />

superiore allo stesso idolo in quanto suo fabbricatore. Per illogicitÖ e assurditÖ<br />

razionale e metafisica si dichiara, poi, suddito del dio che lui stesso ha fatto.<br />

In questo senso Paolo parla di impulso del momento. L’impulso Å<br />

irragionevolezza, illogicitÖ, assurditÖ, insipienza, stoltezza, in certo qual modo<br />

anche rinunzia alla stessa ragione.<br />

L’impulso Å del momento, perchÇ passeggero, momentaneo, di un istante. Poi<br />

ci saranno infiniti altri impulsi e infinite altre illogicitÖ che spingeranno verso altri<br />

idoli muti che la mente prima costruisce e poi costituisce suoi dei, da adorare e<br />

da prostrarsi, costituisce signori della sua vita.<br />

ä descritto in questo versetto tutto il dramma dell’uomo religioso che Å senza<br />

fede nel Dio Onnipotente Creatore e Signore dell’universo.<br />

L’uomo che Å creatura fatta da Dio a sua immagine, razionale, logica, dotata di<br />

sapienza e di intelligenza, di discernimento e di uso della sua mente, con il<br />

peccato Å come se la ragione si fosse inceppata, l’intelligenza offuscata, la<br />

mente incapace di cogliere la veritÖ, il discernimento annebbiato e quasi<br />

distrutto.<br />

Dopo il peccato resta in quest’uomo un impulso del momento, impulso cieco,<br />

che spinge l’uomo verso l’adorazione di idoli muti.<br />

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