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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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ingiusto, cià che Å santo da cià che Å profano, cià che Å vero da cià che Å falso,<br />

cià che Å lodevole da cià che Å biasimevole. E questo in ogni momento. Devono<br />

essi sapere cià che Å prudente da cià che Å imprudente, ma anche cià che si<br />

deve dire e cià che invece bisogna tacere.<br />

Il cristiano deve possedere quella padronanza spirituale da sapere in ogni<br />

istante, in ogni momento, di quale dono di Dio deve egli servirsi per essere di<br />

aiuto, di giovamento e di utilitÖ alla comunitÖ. Deve sapere - non solo<br />

discernere cià che in quel momento potrebbe essere la cosa piá giusta - qual Å<br />

la cosa migliore di tutte. Distinguere cià che Å giusto, potrebbe anche essere<br />

una cosa sbagliata, se si puà in quel momento presentarsi dinanzi alla comunitÖ<br />

con una cosa migliore, con una decisione migliore, o un progetto migliore, o una<br />

parola migliore al fine di educare la comunitÖ nell’amore e nella veritÖ di Cristo<br />

Gesá.<br />

[21]Sta scritto nella Legge: Parlerò a questo popolo in altre lingue e con<br />

labbra di stranieri, ma neanche così mi ascolteranno, dice il Signore.<br />

Paolo non si vuole arrendere in nessun modo. Non c’Å obiezione alcuna che<br />

egli lascia senza risposta al fine di dare un convincimento forte, definitivo a tutta<br />

la ComunitÖ di Corinto.<br />

Il dono delle lingue, ottimo in sÇ, non Å per coloro che credono giÖ, poichÇ Dio<br />

stesso dice di voler parlare al suo popolo in altre lingue e con linguaggio<br />

straniero.<br />

Quanto Isaia dice in 28,11ss, si riferisce alla minaccia dell’esilio, in cui gli<br />

Israeliti avrebbero dovuto ascoltare un linguaggio straniero a loro sconosciuto,<br />

poichÇ sarebbe andati a finire nella lontana Babilonia.<br />

Lâ, il Signore avrebbe parlato al suo popolo attraverso la voce dei loro aguzzini<br />

e questo al fine di indurlo ad una salutare e fruttuosa penitenza, nella<br />

conversione del cuore e nel ritorno della mente ai pensieri e alla volontÖ di Dio.<br />

Nonostante questo linguaggio inaudito, che avrebbe dovuto spingere alla<br />

conversione, alla penitenza, all’ascolto di Dio e della sua volontÖ, il Signore<br />

manifesta attraverso il profeta che neanche il linguaggio dell’esilio da molti Å<br />

stato compreso. Nonostante questa severissima punizione molti tra il popolo<br />

divennero come sordi, non solo non ascoltarono il Signore, quanto si sono eretti<br />

contro di Lui e contro la sua volontÖ.<br />

Tutto questo per Paolo passa in secondo ordine. Lui si serve di questo passo<br />

per dire che il Signore avrebbe parlato in lingua straniera, e ne fa uno strumento<br />

di questa frase per dire semplicemente che non Å utile parlare in lingua in<br />

assemblea. Il parlare in lingue non Å per il popolo del Signore, bensâ per gli<br />

stranieri, per coloro che ancora non hanno fede, che non sono pervenuti alla<br />

fede.<br />

[22]Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non<br />

credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.<br />

Paolo ora lo dice esplicitamente. Servendosi di una frase della Scrittura egli<br />

afferma chiaramente che le lingue sono un segno per i non credenti, per gli<br />

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