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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Tuttavia Paolo qui una cosa la dice, anche se in forma interrogativa: Å lecito, Å<br />

consentito, e quindi bisogna sperarlo, pensare che il credente coniuge possa<br />

essere causa di salvezza per il coniuge non credente che Å andato via.<br />

Se Paolo vuole che si creda e che si speri nella salvezza dell’altro, Å anche<br />

giusto, anzi doveroso mettersi ogni giorno in preghiera ed offrire sacrifici di<br />

santitÖ per la conversione del coniuge non credente.<br />

In questo caso ancora una volta si manifesta la necessitÖ di un intervento<br />

diretto, di una volontÖ manifestata, di un desiderio presentato a Dio<br />

accompagnato da un’opera di santitÖ che si vive e si offre al Signore perchÇ chi<br />

fino a ieri Å stato il nostro coniuge possa alla fine comprendere la nostra scelta,<br />

sapere il valore che essa ha avuto per noi, e decidersi perchÇ anche lui faccia<br />

la stessa scelta di Cristo come unico e sommo bene della sua esistenza. Cosâ<br />

anche per lui Cristo sarÖ l’unico, il sommo, l’eterno bene per il quale vale<br />

proprio la pena perdere ogni cosa.<br />

Forse che Cristo non dice nel Vangelo che a nulla serve guadagnare il mondo<br />

intero se poi si perde l’anima? Paolo dice che per Cristo bisogna essere anche<br />

disposti a perdere la moglie o il marito, se costoro non vogliono seguirli nella<br />

loro scelta dell’unico e sommo bene, eterno ed infinito bene.<br />

Anche se fanno questa scelta, devono conservare ferma nel cuore la certezza<br />

che attraverso la loro scelta anche i loro coniugi possano fare altrettanto.<br />

Devono decidersi per Cristo e solo per lui sapendo che tutto Å possibile, anche<br />

la conversione di un cuore ostinato e ribelle.<br />

Niente, ma veramente niente, puà fermare un uomo dinanzi alla scelta di Cristo.<br />

Ma se si sceglie Cristo si deve anche pensare che Cristo puà salvare anche il<br />

coniuge. Quando? Non si sa. Appartiene al mistero della grazia che lavora<br />

invisibilmente in ogni cuore per vie altrettanto misteriose.<br />

RIMANERE NELLA PROPRIA CONDIZIONE<br />

[17]Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione<br />

che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così<br />

dispongo in tutte le chiese.<br />

Quanto finora Å stato detto da Paolo trova il suo principio o fondamento che lo<br />

giustifica sulla libertÖ del non credente di scegliere se rimanere o andarsene e<br />

sull’altra libertÖ, quella di colui che ha sentito parlare di Cristo Gesá, di<br />

sceglierlo come unico e sommo bene, come il bene che realizza tutta la sua<br />

vita.<br />

Al di fuori di queste due libertÖ, non ci sono condizioni che il cristiano deve<br />

modificare. In ogni condizione si puà vivere la veritÖ cristiana, perchÇ se cosâ<br />

non fosse, dovremmo uscire da questo mondo e costruirne uno del tutto<br />

diverso. Questo non Å consentito ai cristiani, i quali devono rimanere ed essere<br />

sempre nel mondo, ma non essere del mondo.<br />

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