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Revista Haemus nr. 30-32 - Libraria pentru toti

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MIJËVJETSHI I URTISË<br />

MILENIUL ÎNŢELEPCIUNII<br />

Con Monsignor Jean-Claude Périsset<br />

<strong>Revista</strong> <strong>Haemus</strong>: Vostra Eccellenza, Monsignor Jean-Claude Périsset! Da<br />

otto anni siete rappresentante della Santa Sede in Romania, dopo anni di<br />

servizio in diversi Paesi del mondo. Supponiamo che contemporaneamente<br />

con la rinunzia ad una vita personale per il servizio della Chiesa, Vostra<br />

Eccellenza non ha più una sola patria. In questo contesto, come considerate<br />

oggi il Vostro luogo di nascita?<br />

Monsignor Jean-Claude Périsset: Il mio luogo di nascita – Estavayer-le-<br />

Lac nella Svizzera romanda – rimane il mio “porto di attracco”, tanto più<br />

che si trova sulla riva est del lago di Neuchâtel, dove vivono due fratelli (su<br />

tre) ed una sorella, e dove si trova la mia biblioteca. È una borgata<br />

medioevale, assieme burgunda e savoiarda dai suoi antecedenti storici,<br />

anche se siamo tutti pienamente svizzeri. Ricordo che nel giorno della mia<br />

Prima Messa in quella città, il 5 luglio 1964, nel suo indirizzo durante il<br />

pranzo festivo, il sindaco della città mi invitò a ricordare sempre la mia<br />

cittadina natia, come “culla” della mia formazione umana e cristiana. Difatti<br />

riconosco che devo molto alla mia famiglia, al mio parroco della mia<br />

infanzia e giovinezza che mi avviò verso la consacrazione a Dio, ai miei<br />

maestri, ai miei amici nella mia formazione, e ritorno volentieri “a casa” –<br />

come fanno praticamente tutti quegli emigrati da quella cittadina. Anzi,<br />

alcuni emigrati da anni chiedono di esservi sepolti, anche se lasciarono la<br />

cittadina a 18, 20, 25 anni. Sentiamo questo non solo quando siamo fuori<br />

dalle frontiere svizzere, ma anche fuori del nostro cantone di appartenenza,<br />

Fribourg; per es. a Ginevra, dove ho cominciato il mio ministero<br />

sacerdotale, venne fondata negli anni 1980 una “société staviacoise” (noi<br />

cittadini siamo chiamati “staviacois”), visto che vi è emigrato un centinaio<br />

di noi. Ne fui per tre anni il primo “cappellano”, allorché in quel tempo<br />

risiedevo a Fribourg stesso.<br />

Ritorno ogni anno nella mia cittadina per le vacanze estive, e conservo i<br />

migliori rapporti con tutti, approfittando del mio soggiorno per aiutare il<br />

clero locale nel servizio liturgico ed altro. Ricevo anche un giornale locale,<br />

che mi mantiene al corrente degli eventi principali della cittadina, potendo<br />

così mandare qualche messaggio di augurio o di condoglianze – secondo i<br />

casi – ad amici o persone da me conosciute meglio. Pertanto, se ho lasciato<br />

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