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Revista Haemus nr. 30-32 - Libraria pentru toti

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<strong>Revista</strong> <strong>Haemus</strong>: Forse Vostra Eccellenza ha trovato delle somiglianze tra<br />

il periodo comunista e la globalizzazione? Quali sarebbero i segni che<br />

dovrebbero preoccuparci più urgentemente in questa direzione?<br />

Monsignor Jean-Claude Périsset: La globalizzazione promossa dal<br />

comunismo procede dal fatto che esso è una ideologia che ispira un progetto<br />

politico valido per tutta la società umana, in qualunque Stato essa sia. Il<br />

materialismo ateo considera la società come malleabile, per portarla alla<br />

forma che corrisponde al proprio progetto ideologico. La globalizzazione di<br />

cui si parla oggi corrisponde maggiormente a due fattori: il primo, di ordine<br />

sociale, con la diffusione di valori che sono quelli della “comunità<br />

internazionale”, sotto l’influsso preponderante di organismi internazionali<br />

come l’ONU e le sue molteplici agenzie, l’Unione Europa, l’OSCE, ecc...; il<br />

secondo è di origine materiale o tecnica, mediante i mezzi di<br />

comunicazione: telefono, stampa, radio, televisione, e oggi soprattutto<br />

internet. Parlerò più avanti di un terzo fattore di “globalizzazione”.<br />

Il comunismo “globalizzava” la società con la forza, il terrore e la<br />

dominazione, mentre l’attuale processo di “globalizzazione” della società<br />

con comportamenti condivisi da tutti è frutto di dialogo, di voto<br />

democratico, di persuasione. Questo, però non significa che questa<br />

globalizzazione sia sempre portatrice di autentici valori. Non senza motivo<br />

Papa Benedetto XVI condanna la “dittatura del voto maggioritario”, poiché<br />

la verità dell’uomo e sull’uomo non dipende dal parere della maggioranza,<br />

ma dal fatto che egli è creato “ad immagine e somiglianza di Dio”. Per es.<br />

non è perché un Paese riconosce l’aborto come legale che questo sia buono<br />

per la società. Bisogna non confondere tra “legale” e “morale”; ed è proprio<br />

il compito dei cristiani impegnarsi nella società, particolarmente<br />

nell’ambiente politico, perché i valori della persona siano riconosciuti e<br />

promossi. In questo contesto considero che l’adesione all’Unione Europea<br />

di Paesi come la Romania e la Bulgaria, come già quella di altri Paesi<br />

dell’Est europeo, i quali hanno vissuto la persecuzione per la fede cristiana,<br />

dovrebbe risvegliare quelli occidentali sul significato di questi valori<br />

intangibili per la società. Si capisce dunque perché la polemica su le “radici<br />

cristiane dell’Europa” era incomprensibile per la società dell’Est europeo.<br />

Dunque, ciò che oggi ci dovrebbe preoccupare nella “globalizzazione” della<br />

società umana sono le fondamenta sulle quali si globalizza, i valori o nonvalori<br />

che questa diffonde. I mezzi di globalizzazione sono per conto loro<br />

neutri, perché possono trasmettere programmi radio o TV che fanno<br />

crescere l’uomo nella sua umanità, o al contrario rovinarlo. Importante sono<br />

i “focolai” dai quali procedono i grandi movimenti culturali e sociali, tra cui<br />

sono particolarmente attivi le ONG.<br />

Poi conviene menzionare un terzo fattore di “globalizzazione”, nel settore<br />

industriale, tanto medicale e alimentare che energetico e commerciale. La<br />

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