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Revista Haemus nr. 30-32 - Libraria pentru toti

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Segreteria di Stato seguivo i territori dell’ex-Jugoslavia, ebbi a conoscere<br />

sempre meglio la storia del Kosova.<br />

Non mi sorprende che l’Albania sia poco conosciuta in Romania, dato il suo<br />

isolamento voluto allora dal regime comunista. La vicinanza geografica non<br />

basta; importa la vicinanza culturale, di condivisione degli stessi valori, e ci<br />

vogliono anni finché il cambio democratico e turistico dell’Albania abbia<br />

effetti visibili. Vedo però che l’apertura dell’Albania va crescendo, e mi<br />

meraviglio sempre, quando mi è dato di incontrare qualche albanese, come<br />

questo o questa parla bene l’italiano. Una volta uno mi disse che questo è<br />

normale, perché da quando fu possibile, tutte le famiglie albanesi avevano<br />

la loro TV sintonizzata sui programmi italiani piuttosto che su quelli<br />

nazionali.<br />

<strong>Revista</strong> <strong>Haemus</strong>: Come definisce un alto missionario cattolico il periodo di<br />

transizione del mondo balcanico?<br />

Monsignor Jean-Claude Périsset: Definirei la transizione del mondo<br />

balcanico un risveglio brusco dopo un incubo, cioè la gente è lieta di esser<br />

uscita da anni di dominazione e di persecuzione della religione, ma allo<br />

stesso tempo vede che è tempo di alzarsi per far fronte agli obblighi del<br />

giorno, alla realtà presente. E, come dopo un incubo, a volte si fa fatica a<br />

riprendere coscienza della realtà.<br />

Per quanto riguarda i valori religiosi in questo risveglio, constato che questi<br />

non sono spariti sotto la persecuzione; anzi, il fatto stesso della<br />

persecuzione, di tanti credenti (sacerdoti, laici, religiosi e religiose)<br />

incarcerati a causa della loro fedeltà religiosa manifesta che questi valori<br />

rimanevano presenti nella popolazione, anche se in modo nascosto. Quando<br />

Papa Pio XII parlava della “Chiesa del silenzio” per designare le comunità<br />

cattoliche dietro la “cortina di ferro”, affermava l’esistenza di questa<br />

Chiesa, nelle radici, che esistono anche se non sono evidenti. Questo<br />

silenzio appare oggi più eloquente, anzi più strepitoso che molti eventi, pure<br />

belli e validi, che la Chiesa poteva vivere in Paesi dove esisteva la libertà<br />

religiosa. Vediamo pure come i Paesi che hanno sofferto per la religione<br />

sono oggi più consci del pericolo del materialismo pratico portato dal<br />

consumismo. Il comunismo era visibile nella sua negazione di Dio – e<br />

dunque nell’oppressione dell’uomo creato ad immagine di Dio -; mentre il<br />

consumismo è come un cancro che si sviluppa e crea tumori senza rumore,<br />

e quando uno se ne rende conto è ben tardi per proteggersi del male che sta<br />

compiendo nella società. Le chiese vuote nei Paesi occidentali ne sono una<br />

prova.<br />

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