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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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<strong>Istruzioni</strong> <strong>agli</strong> <strong>ambasciatori</strong> e <strong><strong>in</strong>viati</strong> <strong>medicei</strong> (1587-1648)<br />

nom<strong>in</strong>ò erede del feudo, ottenendo un permesso speciale dal papa. Nel 1594 Antonio cedette<br />

a Ferd<strong>in</strong>ando anche i suoi diritti al pr<strong>in</strong>cipato ed entrò nell’ord<strong>in</strong>e dei cavalieri di<br />

Malta. Tra il 1598 e il 1614 fu <strong>in</strong>viato granducale presso molte corti italiane ed europee,<br />

ma si dist<strong>in</strong>se soprattutto nell’attività militare. Tra le sue imprese più importanti vi sono<br />

quella del 1594, quando si recò <strong>in</strong> Ungheria alla testa di 200 soldati a cavallo, e del 1607,<br />

anno <strong>in</strong> cui assieme a Francesco Bourbon del Monte comandò la spedizione di Cipro. Nonostante<br />

il celibato impostogli dall’ord<strong>in</strong>e di Malta, ebbe 5 figli da relazioni diverse (che<br />

nel 1619 riconobbe), la più importante delle quali fu con Artemisia Torri, Diaz, Il granducato,<br />

p. 235; Del Piazzo, Gli <strong>ambasciatori</strong>, p. 149; Parig<strong>in</strong>o, Il Tesoro, pp. 137-145;<br />

Sod<strong>in</strong>i, L’Ercole, pp. 109-114.<br />

15 Girolamo di Francesco Gondi (1550-1604), nipote di Giovambattista Gondi (1501-<br />

1580) f<strong>in</strong>anziere fiorent<strong>in</strong>o trasferitosi <strong>in</strong> Francia, dove già risiedeva dal 1505 suo zio Antonio<br />

(1486-1560) che, grazie al favore di Cater<strong>in</strong>a de Medici, gettò le basi della fortuna<br />

economica e politica di cui avrebbe goduto la famiglia Gondi. Girolamo, <strong>in</strong>vece, nacque e<br />

visse f<strong>in</strong>o ai primi anni della giov<strong>in</strong>ezza <strong>in</strong> <strong>Spagna</strong>, dove si era trasferito il padre (nato nel<br />

1503), anch’egli dedito al commercio. Intorno al 1560 lo zio Giovambattista lo chiamò<br />

a sè. Giovambattista, <strong>in</strong>fatti, non aveva avuto figli dalla moglie Maddalena Buonaiuti (o<br />

Buonaviti), dame d’atour di Cater<strong>in</strong>a de Medici, e qu<strong>in</strong>di nell’ottobre di quell’anno rilasciò<br />

a Girolamo una procura generale per consentirgli di amm<strong>in</strong>istrare i suoi <strong>in</strong>teressi sia <strong>in</strong><br />

Francia che a Firenze. Dopo la morte dello zio, gran parte dei beni di quest’ultimo passarono<br />

a Girolamo che nel giro di qualche anno raggiunse una posizione di rilievo nella corte<br />

francese, ricoprendo la prestigiosa carica di <strong>in</strong>troducteur degli <strong>ambasciatori</strong> e di maître d’hôtel<br />

della reg<strong>in</strong>a madre e ricevendo nei primi anni del ‘600 il titolo di barone di Codun. Grazie<br />

alla sua posizione a corte e all’attività di f<strong>in</strong>anziere, svolse attività di agente del governo<br />

mediceo almeno f<strong>in</strong> dal 1588, anno <strong>in</strong> cui fu <strong>in</strong>viato a Roma per chiedere al papa che esercitasse<br />

la sua autorità perché il duca di Savoia restituisse il marchesato di Saluzzo e perché<br />

il duca di Montmorency si sottomettesse al re di Francia. Successivamente fu impegnato <strong>in</strong><br />

alcune attività diplomatiche ufficiali per conto del granduca di Toscana: nel 1593 fu <strong>in</strong>viato<br />

al conf<strong>in</strong>e tra la Toscana e il ducato di Mantova per complimentare i duchi di Nevers nel<br />

loro passaggio e nel 1597 si recò a Mantova per condolersi della morte del duca di Nevers<br />

e trattare alcune questioni relative al Monferrato. Nel 1595 fu qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>viato <strong>in</strong> Francia<br />

<strong>in</strong>sieme a Filippo e Alessandro Gondi per consegnare al sovrano i sussidi granducali. Ma<br />

fu soprattutto ai capitali di Girolamo che i Medici ricorsero: <strong>in</strong> più occasioni, <strong>in</strong>fatti, egli<br />

anticipò i prestiti che i granduchi concessero ad Enrico IV prima e dopo la consacrazione<br />

a re di Francia. A quest’ultimo Girolamo fu molto legato, tanto che giocò un importante<br />

ruolo nella sua conversione e riconciliazione con il duca di Lorena. Possedeva <strong>in</strong>oltre il castello<br />

di Sa<strong>in</strong>t-Cloud dove fu assass<strong>in</strong>ato Enrico III. Le sue fortune economiche si dissolsero<br />

nel giro di pochi anni a causa della malaccorta gestione del figlio Giovambattista (1576-<br />

1640), Del Piazzo, Gli <strong>ambasciatori</strong>, pp. 36, 67, 143; Histoire, pp. 943-946; S. Tabacchi,<br />

Gondi Giovambattista, <strong>in</strong> DBI, vol. 57, Roma 2001, pp. 652-654; Giddey, Agents, pp. 53-<br />

54; Parig<strong>in</strong>o, Il tesoro, pp. 167,170; Canestr<strong>in</strong>i, Desjard<strong>in</strong>s, Negotiations, vol. IV, pp.<br />

875; vol. V, ad <strong>in</strong>dicem.<br />

16 Cosimo I de Medici (1519-1574), dal 1537 duca di Firenze e poi (1569) granduca di<br />

Toscana. Su di lui, cfr. il vol. I di questa pubblicazione.<br />

17 Orazio Della Rena nacque nel 1564 da Fulvio di Giuliano di Colle Val d’Elsa e Aspasia,<br />

figlia primogenita dell’umanista di tendenze evangelico-luterane Aonio Paleario. Dopo aver

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