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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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XII <strong>Istruzioni</strong> <strong>agli</strong> <strong>ambasciatori</strong> e <strong><strong>in</strong>viati</strong> <strong>medicei</strong> (1587-1648)<br />

Va da sé che queste due serie dei M<strong>in</strong>utari e Copialettere sono, assieme a<br />

quelle della corrispondenza con gli <strong><strong>in</strong>viati</strong> e <strong>ambasciatori</strong> nelle varie sedi<br />

diplomatiche (sempre all’<strong>in</strong>terno dello stesso archivio Mediceo del pr<strong>in</strong>cipato,<br />

e <strong>in</strong> modo meno organico nella Miscellanea medicea) di capitale importanza<br />

per seguire le successive vicende delle missioni, con le <strong>in</strong>tegrazioni, correzioni<br />

di rotta e nuove disposizioni impartite da Firenze <strong>in</strong> seguito alle circostanze<br />

ed avvenimenti <strong>in</strong>tervenuti.<br />

Nel corso della prima metà del Seicento si verifica un mutamento nelle<br />

modalità di tenuta della documentazione diplomatica, con l’uso progressivamente<br />

<strong>in</strong>valso – e testimoniato dall’attività dei segretari-archivisti della<br />

Segreteria vecchia, di cui si è parlato nella nota archivistica all’<strong>in</strong>izio del<br />

primo volume – di conservare il più possibile assieme, specie per le missioni<br />

straord<strong>in</strong>arie, tutto il materiale relativo (istruzioni, corrispondenza <strong>in</strong><br />

arrivo e <strong>in</strong> partenza, <strong>in</strong> orig<strong>in</strong>ale, m<strong>in</strong>uta o copia secondo i casi, relazioni e<br />

memorie dell’ambasciatore), all’<strong>in</strong>terno della serie denom<strong>in</strong>ata “istruzioni”.<br />

Specchio di questo mutamento è l’<strong>in</strong>fittirsi della parte degli “allegati”<br />

che seguono le istruzioni, i quali sono stati s<strong>in</strong>teticamente <strong>in</strong>dicati nel<br />

nostro volume, di seguito al regesto di ogni s<strong>in</strong>gola istruzione.<br />

Ma <strong>in</strong> questo periodo sono le istruzioni stesse, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia col processo<br />

di sempre maggior formalizzazione del procedimento diplomatico, nel<br />

quale vengono anche enfatizzati gli aspetti legati al trattamento ed al<br />

cerimoniale, ad allargarsi e complicarsi nella loro struttura e articolazione,<br />

che prevede <strong>in</strong> modo sempre più codificato, accanto a quella “ufficiale”,<br />

un’istruzione sul cerimoniale (che a volte è <strong>in</strong>serita nella precedente o<br />

anche si identifica con essa), un’istruzione “segreta” 10 , una o più istruzioni<br />

“particolari” che concernono l’approfondimento di s<strong>in</strong>gole questioni,<br />

che possono riguardare il granduca ed il governo dello stato, ma anche<br />

<strong>in</strong>teressi di personaggi di rango più o meno elevato, toscani e non, raccomandati<br />

e protetti del granduca 11 . Insomma il largo e rilevante ambito<br />

delle clientele, al quale Medici, al pari degli altri regnanti dell’epoca,<br />

10 A. de Wicquefort nel suo trattato su L’ambassadeur et ses fonctions (La Haye, M.G. Veneur,<br />

1682, vol. I, sez. XIV, dedicata proprio all’istruzione diplomatica) sostiene comunque che<br />

l’istruzione è <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di massima un documento segreto, che l’ambasciatore non è obbligato<br />

a mostrare, a differenza delle sue lettere credenziali, alla corte dove negozia; anzi<br />

ritiene che egli non debba assolutamente esibirla senza particolari necessità e <strong>in</strong> mancanza<br />

di un ord<strong>in</strong>e espresso del suo pr<strong>in</strong>cipe. Costr<strong>in</strong>gere con la forza un ambasciatore a farlo<br />

equivarrebbe a contravvenire al “droit des gens” (ivi, pp. 245-246).<br />

11 Cfr. al riguardo Istruzione n. 70, ad Ottavio Pucci <strong>in</strong>viato <strong>in</strong> <strong>Spagna</strong>, 27 settembre<br />

1640, <strong>in</strong>fra, pp. 496-499.

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