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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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36. A Ippolito Buondelmonti 315<br />

vedova del conte Carlo Barbiano Belgioioso, che sposò nel 1612. Alla sua morte, la moglie<br />

Isabella entrò nel convento della Visitazione ad Arona da lei stessa fondato, V. Castronovo,<br />

<strong>in</strong> DBI, vol. 13, Roma 1971, pp. 30-31.<br />

36 Lodovico Melzi, milanese, figlio di Lodovico dei conti di Magenta e di Cater<strong>in</strong>a di Girolamo<br />

Litta. Divenne cavaliere dell’ord<strong>in</strong>e di Malta nel 1579 e, appena diciottenne, ottenne<br />

il comando di una galea con la quale partecipò all’assedio di Rodi. Fu fatto prigioniero dai<br />

turchi e dopo essere stato liberato ricevette la gran croce dell’ord<strong>in</strong>e e la nom<strong>in</strong>a di priore<br />

di Napoli. Nel 1585 si mise al servizio del duca di Parma come venturiero. Nel 1591 passò<br />

al servizio delle truppe papali comandate da Ercole Sfondrati e <strong>in</strong>viate <strong>in</strong> Francia contro<br />

gli ugonotti. Nel 1592, come capitano di una compagnia di lance andò <strong>in</strong> soccorso del duca<br />

di Savoia. Nel 1595 passò <strong>in</strong> Fiandra come capitano di cavalleria leggera, nel 1601 <strong>in</strong><br />

Germania e nel 1603, come maestro di campo della fanteria italiana, prese parte all’assedio<br />

di Ostenda. Nel 1606 entrò nel consiglio di guerra dell’arciduca Alberto. Morto Teodoro<br />

Trivulzio, prese il suo posto come luogotenente generale della cavalleria leggera di Fiandra.<br />

Nel 1611 rientrò a Milano e divenne membro del consiglio segreto. In quello stesso anno<br />

partecipò alla guerra contro i Savoia con il grado di comandante generale. Morì durante<br />

l’assedio di Vercelli nel luglio 1617, Storia di Milano, vol. X, Milano 1957, p. 276; Arese,<br />

Le supreme, p. 139; Petronio, Burocrazia, p. 522; Calvi, Famiglie, vol. II, tav. V.<br />

37 Michele Damasceni Peretti (1577-1631) marchese d’Incisa e conte di Calustio, fu creato<br />

pr<strong>in</strong>cipe di Venafro nel 1605 da Filippo III. Pronipote di Sisto V e fratello del card<strong>in</strong>ale<br />

Alessandro Peretti. Nel 1585 fu ascritto col fratello alla nobiltà veneziana e <strong>in</strong> quello stesso<br />

anno il papa lo nom<strong>in</strong>ò pr<strong>in</strong>cipe assistente al soglio pontificio, capitano della guardia<br />

pontificia e governatore di Borgo. Nel 1588 fu nom<strong>in</strong>ato generale di Santa Romana Chiesa.<br />

Nel 1587 divenne governatore di Ancona e nel 1589 di Fermo. Sposò <strong>in</strong> prime nozze<br />

Margherita Cavazzi, figlia del conte Alfonso Cavazzi della Som<strong>agli</strong>a e di Maria Eleonora<br />

Fernandez de Cabrera Bodavilla dei Marchesi di San Mart<strong>in</strong> de la Vega e Conti di Ch<strong>in</strong>chon.<br />

Rimasto vedovo, sposò nel 1613 Anna Maria Cesi, figlia di Andrea Cesi duca di Ceri<br />

e marchese di Riano, e di Cornelia Ors<strong>in</strong>i dei duchi di San Gem<strong>in</strong>i. Sua sorella Flavia nel<br />

1589 sposò Virg<strong>in</strong>io Ors<strong>in</strong>i duca di Bracciano. Suo figlio Francesco fu l’ultimo discendente<br />

della famiglia, che si est<strong>in</strong>se con la sua morte (1655), Weber, Legati, p. 115; Litta, Famiglie,<br />

vol. IV, tav. I.<br />

38 Andrea di Giovanni Battista Cioli nacque a Cortona nel 1573. Conseguì il dottorato <strong>in</strong><br />

diritto nello studio di Pisa ed entrò al servizio di Ferd<strong>in</strong>ando I nel 1602. Nel 1603 fu nom<strong>in</strong>ato<br />

segretario delle cifre e delle corti estere e aiuto del Picchena. Ebbe molti <strong>in</strong>carichi<br />

diplomatici: nel 1600 fu <strong>in</strong>viato <strong>in</strong> Francia, nel 1613 <strong>in</strong> Inghilterra, nel 1614 e nel 1617<br />

a Mantova, nel 1620 a Roma e presso altre corti. Nel 1611 ebbe la cittad<strong>in</strong>anza fiorent<strong>in</strong>a<br />

ed ebbe qu<strong>in</strong>di accesso alle cariche onorifiche più prestigiose della città: fu dei dodici buoni<br />

uom<strong>in</strong>i nel 1612, dei nove conservatori della giurisdizione e del dom<strong>in</strong>io fiorent<strong>in</strong>o e degli<br />

otto di guardia nel 1616, del consiglio dei dugento nel 1621, dei capitani di parte nel<br />

1622, del senato dei quarantotto nel 1629, del magistrato del luogotenente e consiglieri<br />

nello stesso anno. Nel 1616 divenne cavaliere di S. Stefano, nel 1626 balì di Arezzo e nel<br />

1628 gran cancelliere. Alla morte del Picchena fu nom<strong>in</strong>ato primo segretario di stato (giugno<br />

1626) e nel luglio del 1627 ottenne la carica “delle cancellerie delle città et comunità<br />

fuori Fiorenza”. Sposò Angelica di Bastiano Badii. Morì nel febbraio 1641, Del Piazzo,<br />

Gli <strong>ambasciatori</strong>, pp. 136-137; Pans<strong>in</strong>i, Le segreterie, pp. XXXV, XLI; Cas<strong>in</strong>i, I cavalieri di<br />

Arezzo, pp. 273-274; Angiol<strong>in</strong>i, I Cavalieri, ad <strong>in</strong>dicem.

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