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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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<strong>Istruzioni</strong> <strong>agli</strong> <strong>ambasciatori</strong> e <strong><strong>in</strong>viati</strong> <strong>medicei</strong> (1587-1648)<br />

1 Lorenzo de Medici (1660-1648), figlio del granduca di Toscana Ferd<strong>in</strong>ando I e di Crist<strong>in</strong>a<br />

di Lorena. Nel 1623, alla morte del cognato Federico Ubaldo della Rove duca di Urb<strong>in</strong>o,<br />

fu <strong>in</strong>viato <strong>in</strong> quel ducato, ma questo fu l’unico <strong>in</strong>carico politico-diplomatico che ricoprì<br />

perché, per volere del fratello Cosimo II, fu escluso d<strong>agli</strong> affari politici. Cosimo, <strong>in</strong>fatti,<br />

lasciò così scritto nel suo testamento per evitare che nascessero conflitti tra il fratello e le<br />

reggenti del granducato, Crist<strong>in</strong>a di Lorena e Maria Maddalena d’Austria. Lorenzo si dedicò<br />

qu<strong>in</strong>di alle lettere: fu membro dell’accademia degli Alterati e fondò un’accademia che<br />

poi si divise dando luogo alle due accademie degli Infuocati e degli Immobili, Litta, Famiglie,<br />

vol. III, tav. XV.<br />

2 Giovanni Carlo de Medici (1611-1663), figlio del granduca di Toscana Cosimo II e di<br />

Maria Maddalena d’Austria. Suo fratello Ferd<strong>in</strong>ando II per prevenire l’est<strong>in</strong>zione della casa<br />

Medici <strong>in</strong>tendeva dargli per moglie Anna Carafa, ma il matrimonio non si fece perché,<br />

per <strong>in</strong>tervento del duca di Olivares, Anna andò <strong>in</strong> moglie al duca di Med<strong>in</strong>a de las Torres,<br />

vedovo di una figlia dell’Olivares e vicerè di Napoli dal 1637 al 1643. Nel 1638 fu nom<strong>in</strong>ato<br />

dal re di <strong>Spagna</strong> generale del mare. Nel 1643 combattè al fianco del granduca nella<br />

guerra contro Urbano VIII. Nel 1644 lasciò le armi e venne creato card<strong>in</strong>ale da Innocenzo<br />

X. Fu <strong>in</strong>viato, <strong>in</strong> veste di legato apostolico, ad <strong>in</strong>contrare Crist<strong>in</strong>a di Svezia <strong>in</strong> viaggio verso<br />

Roma, dove nel 1655 le fece da padr<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> nome del re di <strong>Spagna</strong>, nella cerimonia di<br />

confermazione. Fu anche <strong>in</strong>viato granducale a Milano nel 1648 e a F<strong>in</strong>ale Ligure nel 1649<br />

per complimentare la reg<strong>in</strong>a di <strong>Spagna</strong>, Litta, Famiglie, vol. III, tav. XV; Del Piazzo, Gli<br />

<strong>ambasciatori</strong>, p. 150.<br />

3 Pietro de Medici, figlio di Pietro di Cosimo I. Nacque a Madrid nel 1592 da una relazione<br />

che il padre ebbe con Antonia Caravajal. Nel 1605, un anno dopo la morte del padre, Pietro<br />

giunse a Firenze assieme <strong>agli</strong> altri fratelli. Nel 1612 entrò nell’ord<strong>in</strong>e dei cavalieri di Malta.<br />

Fra il 1615 e il 1616 fece parte del cont<strong>in</strong>gente militare <strong>in</strong>viato dal granduca al governatore<br />

spagnolo di Milano impegnato nella guerra del Monferrato. Nel 1619 fu nom<strong>in</strong>ato generale<br />

della cavalleria del granducato e governatore di Livorno. Per allontanarlo da vizi e gioco,<br />

nel 1620 il granduca lo <strong>in</strong>viò <strong>in</strong> Germania nom<strong>in</strong>andolo poco dopo comandante della spedizione<br />

fiorent<strong>in</strong>a. La sua fortuna cambiò alla morte del granduca: le reggenti, <strong>in</strong>fatti, non<br />

gli perdonarono di aver cercato di ottenere la legittimazione dall’imperatore. Rimasto <strong>in</strong><br />

Germania impegnato <strong>in</strong> attività militari, dopo essere stato al servizio anche nell’armata di<br />

Fiandra tornò a Firenze nel 1625. Nel 1626 fu tra i soldati di fiducia nom<strong>in</strong>ati da Urbano<br />

VIII per controllare lo smantellamento dei forti della Valtell<strong>in</strong>a. Nel 1628 comandò la galera<br />

<strong>in</strong>viata dal porto di Livorno a ricevere il card<strong>in</strong>ale Antonio Barber<strong>in</strong>i <strong>in</strong> visita a Firenze<br />

e Genova. Morì nel 1654, Sod<strong>in</strong>i, L’Ercole, pp. 115-118; Del Piazzo, <strong>ambasciatori</strong>, p. 151;<br />

Litta, Famiglie, vol. III, tav. XIV.<br />

4 Girolamo di R<strong>in</strong>aldo Carafa (1564-1633), del ramo dei Carafa della Stadera, secondo marchese<br />

di Montenero e pr<strong>in</strong>cipe dal 1627, patrizio napoletano. Alla f<strong>in</strong>e del C<strong>in</strong>quecento,<br />

come altri aristocratici del regno di Napoli, fuggì a causa dei forti debiti e “disperato se<br />

n’andò alla guerra”, come ebbe modo di scrivere Ferrante Bucca. Combattè qu<strong>in</strong>di al servizio<br />

della monarchia spagnola nelle Fiandre, <strong>in</strong> Francia, Boemia e <strong>Spagna</strong>. Fu maggiordono<br />

maggiore dell’arciduca Alberto d’Austria. Nel 1614 entrò nell’ord<strong>in</strong>e dei cavalieri di Santiago.<br />

Passato <strong>in</strong> Lombardia, nel 1626 venne nom<strong>in</strong>ato capitano generale della cavalleria<br />

leggera dello stato di Milano e, <strong>in</strong> quello stesso anno, entrò nel consiglio segreto. Partecipò<br />

all’impresa di Vercelli e alla guerra di Casale, Villari, La rivolta, p. 163; Arese, Le supreme,<br />

p. 126; Arcegni, Condottieri, vol. 1, p. 144.

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