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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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<strong>Istruzioni</strong> <strong>agli</strong> <strong>ambasciatori</strong> e <strong><strong>in</strong>viati</strong> <strong>medicei</strong> (1587-1648)<br />

1 Luigi Capponi (1583-1659), figlio di Francesco di Piero e di Lodovica di Ristoro Machiavelli.<br />

Nato a Firenze, si trasferì a Roma per compiere gli studi <strong>in</strong> sem<strong>in</strong>ario. Passato a Perugia,<br />

tornò qu<strong>in</strong>di a Roma dove si laureò <strong>in</strong> legge. Quando Alessandro de Medici divenne papa con<br />

il nome di Leone XI (1605), il Capponi venne nom<strong>in</strong>ato tesoriere della camera apostolica. Un<br />

mese dopo, con l’avvento sul soglio pontificio di Paolo V, fu creato card<strong>in</strong>ale e nel 1614 venne<br />

nom<strong>in</strong>ato legato di Bologna. Nel 1621 divenne arcivescovo di Ravenna, città dove rimase per<br />

oltre ventic<strong>in</strong>que anni. Nel 1645 r<strong>in</strong>unciò alla diocesi <strong>in</strong> favore di suo nipote, Luca Torregiani,<br />

e si stabilì def<strong>in</strong>itivamente a Roma. Fu qu<strong>in</strong>di nom<strong>in</strong>ato proprefetto della congregazione<br />

De propaganda fide. Nel 1649 divenne bibliotecario della Vaticana, <strong>in</strong>carico che mantenne f<strong>in</strong>o<br />

alla morte, L. Osbat, <strong>in</strong> DBI, vol. 19, Roma 1976, pp. 67-69.<br />

2 Niccolò Dell’Antella (1560-1630), figlio di Filippo di Giovanni e di Maria Capponi. Studiò<br />

a Padova, Perugia e Pisa e qui si laureò <strong>in</strong> utroque iure nel 1585. Nel 1587 fu nom<strong>in</strong>ato<br />

scudiero del granduca Ferd<strong>in</strong>ando I. Divenuto consultore legale del granduca, fu eletto nel<br />

1599 nel Consiglio dei duecento. Nel 1605 divenne auditore della religione di S. Stefano.<br />

Nel 1608 ottenne la nom<strong>in</strong>a a senatore e nel 1610, alla morte dell’auditore Paolo V<strong>in</strong>ta, gli<br />

furono attribuite alcune sue mansioni. Nello stesso anno fu nom<strong>in</strong>ato consultore dei Nove<br />

conservatori. Nel 1617 subentrò al cug<strong>in</strong>o Donato nella carica di sopras<strong>in</strong>daco dei Nove.<br />

Fu qu<strong>in</strong>di consigliere di Ferd<strong>in</strong>ando I e di Cosimo II e alla morte di quest’ultimo (1621)<br />

venne chiamato a far parte del consiglio della reggenza. Sposò Costanza Del Barnigia ed<br />

ebbe sei figli, C. Vivoli, <strong>in</strong> DBI, vol. 37, Roma 1989, pp. 121-124.<br />

3 La domanda di vestire l’abito dell’ord<strong>in</strong>e di S. Stefano che presentò Luigi Baratta di Alessandria<br />

della P<strong>agli</strong>a venne resp<strong>in</strong>ta nel 1620 per <strong>in</strong>sufficienza di requisiti. Le risultanze<br />

delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sulla nobiltà del Baratta (o Barattà) non furono positive: un quarto delle sue<br />

discendenze familiari, <strong>in</strong>fatti, vennero giudicate “ignobili”. Ciò comunque non gli impedì<br />

di <strong>in</strong>traprendere con successo la carriera delle armi. Nel 1629 si dist<strong>in</strong>se nella difesa di Susa<br />

assalita dalle truppe di Luigi XIII re di Francia. In seguito, il duca di Savoia per premiarlo<br />

dei suoi servigi lo nom<strong>in</strong>ò generale delle sue guardie e poi generale d’esercito, Cas<strong>in</strong>i,<br />

I cavalieri degli Stati italiani, vol. II, p. 643; Di Crollanza, Dizionario, vol. I, p. 89.<br />

4 Successore di Giovanni Altoviti a Milano fu Ippolito Buondelmonti (1586-1642). Fiorent<strong>in</strong>o,<br />

primogenito di Ippolito di Manente e di Elisabetta d’Agnolo Guicciard<strong>in</strong>i, pronipote<br />

dello storico. Intrapresa la carriera diplomatica presso la corte toscana, fu <strong>in</strong>viato<br />

granducale a Modena nel 1613 e nel 1630, qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>viato e residente a Milano dal 1619 al<br />

1626. Nel 1624 diventò cavaliere gerosolomitano e nel 1628 cavaliere di S. Stefano. Dal<br />

1629 al 1633 fu residente a Venezia, ma abbandonò anzitempo l’<strong>in</strong>carico per contrasti con<br />

il governo veneziano e quello pontificio, nonché per difficoltà economiche dovute ad alcuni<br />

debiti che egli aveva contratto con la zecca fiorent<strong>in</strong>a e la pr<strong>in</strong>cipessa Maria di Mantova,<br />

E. Cecchi, <strong>in</strong> DBI, vol. 15, Roma 1972, pp. 217-218.<br />

5 Gomez Suárez de Figueroa y Córdoba (1587-1635) terzo duca di Feria, figlio di Lorenzo<br />

Gomez Suárez de Figueroa y Córdoba. Nel 1610 fu ambasciatore di <strong>Spagna</strong> <strong>in</strong> Francia.<br />

Nel 1616 venne nom<strong>in</strong>ato vicerè di Valenza. Dal 1618 al 1625 fu governatore di Milano<br />

e nel 1624, quando i francesi <strong>in</strong>vasero la Valtell<strong>in</strong>a, fu nom<strong>in</strong>ato comandante delle truppe<br />

congiunte di Parma, Modena, Toscana, Genova e Lucca. Nel 1626 entrò nel consiglio di<br />

stato e di guerra. Nel 1628 ricevette da Filippo IV l’<strong>in</strong>carico di trattare con la Francia la<br />

questione nata dalla successione di Mantova. Dal 1629 al 1630 fu vicerè di Catalogna e dal<br />

1631 al 1633 governatore di Milano per la seconda volta. Nel 1633 fu nom<strong>in</strong>ato capitano<br />

generale dell’esercito e <strong>in</strong>viato nel Palat<strong>in</strong>ato al comando di 12.000 uom<strong>in</strong>i. Morì un anno

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