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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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35. A Roberto Pepi 291<br />

1 Roberto Pepi (1572-1634), figlio di Roberto, patrizio fiorent<strong>in</strong>o, e di Margherita (Dianora)<br />

di Pierfilippo Ridolfi. Nel 1588 divenne apprendista presso il banco dei Ricasoli, dei<br />

quali divenne poi agente commerciale. L’anno successivo fu uno dei paggi alle nozze del<br />

granduca Ferd<strong>in</strong>ando I e Crist<strong>in</strong>a di Lorena. Nel 1609 sposò Isabella di Paolo de Medici<br />

dalla quale ebbe dodici figli. Nel 1599 lasciò i Ricasoli ed entrò alla corte dei Medici. Fu<br />

qu<strong>in</strong>di provveditore sulle galee dell’ord<strong>in</strong>e di S. Stefano e, tra il 1599 e il 1602, prese parte<br />

a molte spedizioni navali. Nel 1604 lasciò l’ord<strong>in</strong>e stefaniano per divenire mercante <strong>in</strong><br />

proprio. Nel 1608 fu nom<strong>in</strong>ato “guardiano di zuccheri e magazz<strong>in</strong>i” presso la dogana di Firenze.<br />

Con il titolo di maestro di casa dei pr<strong>in</strong>cipi stranieri, partecipò all’allestimento delle<br />

feste per le nozze del futuro Cosimo II. Tornato dalla missione a cui si riferisce la presente<br />

istruzione, <strong>in</strong>traprese il cursus honorum tipico dei patrizi fiorent<strong>in</strong>i: venne eletto nel 1617<br />

membro dei Nove conservatori del dom<strong>in</strong>io fiorent<strong>in</strong>o (carica che ricoprì ancora nel 1627<br />

e 1631). Nel 1620 divenne membro del Magistrato dei pupilli, nel 1620-21 vicario a S.<br />

M<strong>in</strong>iato al Tedesco, nel 1622-23 podestà a Fiesole. Fu qu<strong>in</strong>di ufficiale della Decima (1624<br />

e 1627), capitano di Parte guelfa, ufficiale del Monte di pietà (1629 e 1630) e operaio della<br />

cattedrale (1630), magistrato della Mercanzia (1629, 1632) e dell’Onestà (1632). Nel<br />

1633, pochi mesi prima di morire, fu eletto tra i consoli del mare di Pisa. Fu autore di un<br />

libro di memorie, Burr Litchfield, Un mercante.<br />

2 Rocco Manfred<strong>in</strong>i, mercante livornese e capitano di nave, appartenente ad una delle famiglie<br />

mercantili più importanti della città. Nei primi anni del Seicento, <strong>in</strong>sieme ad un tal<br />

Levi mercante ebreo di Livorno, commerciava schiavi tra il Nord Africa e Livorno, Galasso,<br />

Alle orig<strong>in</strong>i, p. 141; Vivoli, Annali, vol. 3, pp. 387, 389, 395; vol. 4, p. 138.<br />

3 Giorgio de Vega P<strong>in</strong>to, figura di spicco della comunità toscana dei cristiani ‘nuovi’ portoghesi,<br />

giunse a Livorno dalla penisola iberica tra la f<strong>in</strong>e del ‘500 e gli <strong>in</strong>izi del ‘600. A<br />

differenza di molti altri cristiani nuovi, il P<strong>in</strong>to una volta <strong>in</strong> Toscana non passò apertamente<br />

all’ebraismo e rimase cattolico. Tuttavia <strong>in</strong>trattenne rapporti con alcuni importanti<br />

esponenti della comunità ebraica livornese, tra i quali gli Abudiente di cui fu agente sulla<br />

piazza di Algeri tra il 1614 e il 1616. Dopo il suo arrivo <strong>in</strong> Toscana sposò Isabella Enriquez,<br />

figlia di Teodosio mercante portoghese a Firenze, a sua volta figlio di Simone mercante a<br />

Roma. Con la cospicua dote della moglie potè ampliare i suoi affari e aprire a Livorno un<br />

grande emporio. Grazie all’attività mercantile si guadagnò il favore del granduca Cosimo II<br />

che lo <strong>in</strong>cluse tra i cento cittad<strong>in</strong>i di Livorno e nel 1617 lo nom<strong>in</strong>ò gonfaloniere della città<br />

(Renzo Toaff fa risalire erroneamente la nom<strong>in</strong>a al 1609). Morì <strong>in</strong>torno al 1622. Il fratello<br />

Antonio Diaz P<strong>in</strong>to fu professore di diritto civile e canonico a Pisa e nel 1616 divenne<br />

auditore granducale a Firenze. Nel 1624 venne arrestato dall’Inquisizione con l’accusa di<br />

criptogiudaismo. Rilasciato, fu ancora una volta <strong>in</strong>quisito nel 1631. Nuovamente scarcerato,<br />

si trasferì a Pisa, dove esercitò l’ufficio di avvocato. Nel 1634 lasciò la Toscana per tornare<br />

apertamente all’ebraismo a Venezia, Toaff, La Nazione, pp. 143, 365; Frattarelli<br />

Fischer, Cristiani, pp. 140-142; Cassandro, Aspetti, pp. 68-71.<br />

4 Mosè di Abram Cordovero medico e mercante ebreo di Livorno. Nato <strong>in</strong> Castiglia da<br />

una famiglia di cristiani ‘nuovi’ portoghesi passati <strong>in</strong> <strong>Spagna</strong>, forse discendenti del celebre<br />

cabbalista Moshè Cordovero (1522-1570). Giunse a Livorno nel 1597 con il fratello Daniel<br />

e, tornato apertamente all’ebraismo, esercitò la professione medica e mercantile. Nel<br />

1598 aprì con il fratello il primo banco di prestito della città (poi chiuso nel 1626) e venne<br />

considerato mercante reale. Nel giro di pochi anni raggiunse una posizione di spicco nella<br />

comunità ebraica livornese. Fu eletto più volte massaro della nazione ebraica (1604, 1616,

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