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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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68. A Emilio Piccolom<strong>in</strong>i 483<br />

governatore di Bari e barone di S. Cipriano. Addottoratosi <strong>in</strong> diritto civile e canonico nel<br />

1611, abbracciò la carriera ecclesiastica dopo aver conseguito anche il dottorato <strong>in</strong> teologia<br />

nel 1620. Dal 1621 al 1623 fu referendario dell’una e dell’altra segnatura e poi governatore<br />

di Fabriano, Todi e Terni. Nel 1627 venne nom<strong>in</strong>ato vescovo di Capaccio. Nel 1633 fu<br />

elevato a card<strong>in</strong>ale. F<strong>in</strong> dalla nom<strong>in</strong>a vescovile ebbe con l’autorità spagnola cattivi rapporti<br />

che peggiorarono nel 1634 quando, nom<strong>in</strong>ato arcivescovo di Bari, si recò dal vicerè di Napoli<br />

per ottenere l’exequatur che il vicerè gli negò. Per due volte fu vic<strong>in</strong>o ad essere eletto<br />

papa, ma ciò non accadde per la ferma opposizione della <strong>Spagna</strong>, G. Lutz, <strong>in</strong> DBI, vol. 13,<br />

Roma 1971, pp. 774-776.<br />

14 Alfonso Avalos marchese di Pescara e Vasto dal 1614, figlio primogenito di Iñigo III e<br />

Isabella d’Avalos, nacque nei primi anni del Seicento. Nel 1616 andò a Madrid, dove si<br />

trattenne qualche tempo <strong>in</strong> qualità di paggio del pr<strong>in</strong>cipe Filippo. Sposò Geronima Doria<br />

dei pr<strong>in</strong>cipi di Melfi, dalla quale non ebbe figli. Durante la rivolta napoletana del 1647 anche<br />

nei feudi di Avalos divampò l’<strong>in</strong>surrezione, ma con l’aiuto del governatore dell’Abruzzo,<br />

Michele Pignatelli, riuscì a v<strong>in</strong>cere i ribelli. Tuttavia, poco dopo, la rivolta si riaccese<br />

nuovamente ed egli fu costretto a riparare con la famiglia prima a Napoli, poi a Pesaro ed<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e a Roma, dove rimase f<strong>in</strong>o a che i moti non furono sedati. Nel 1654 il vicerè conte di<br />

Castrillo lo sospettò di proteggere alcuni banditi abruzzesi. Fu governatore di Ischia. Morì<br />

nel maggio 1665 e i suoi feudi e titoli passarono al più giovane fratello Diego pr<strong>in</strong>cipe di<br />

Isernia, G. De Caro, <strong>in</strong> DBI, vol. 4, Roma 1962, pp. 616-617.<br />

15 Niccolò Ludovisi, figlio di Orazio e Lav<strong>in</strong>ia di Fabio Albergati. Nel 1621 lo zio papa Gregorio<br />

XV lo nom<strong>in</strong>ò castellano di Castel S. Angelo e governatore di Borgo. In quello stesso<br />

anno sposò Isabella di Emanuele Gesualdo pr<strong>in</strong>cipe di Venosa. Alla morte precoce di Isabella<br />

sposò Polissena Mendoza dei conti di B<strong>in</strong>asco, figlia dell’ultima degli Appiani, divenendo<br />

qu<strong>in</strong>di nel 1634 signore di Piomb<strong>in</strong>o. Nel 1640 fu eletto senatore di Bologna. Nel 1645<br />

venne nom<strong>in</strong>ato capitano generale della squadra pontificia e prese parte alla guerra di Candia.<br />

Nel 1656 Filippo IV gli conferì il pr<strong>in</strong>cipato di Salerno per ricompensarlo della perdita<br />

di Piomb<strong>in</strong>o passata <strong>in</strong>tanto sotto il dom<strong>in</strong>io francese. Tuttavia nel 1650 le truppe spagnole,<br />

con il contributo militare del Ludovisi, riuscirono a recuperare il pr<strong>in</strong>cipato ed egli ne tornò<br />

<strong>in</strong> possesso. Morta anche Polissena, sposò nel 1644 Costanza di Pamphilo Pamphili, nipote<br />

di papa Innocenzo X. Alla morte di Innocenzo si recò <strong>in</strong> <strong>Spagna</strong>, dove ottenne il Toson d’oro<br />

nel 1656. Venne qu<strong>in</strong>di nom<strong>in</strong>ato nel 1660 vicerè di Aragona e nel 1662 vicerè di Sardegna.<br />

Morì nel 1664, Litta, Famiglie, vol. IX, tav. II; Valori, Condottieri, pp. 204-205.<br />

16 Francesco Caetani (1594-1683) duca di Sermoneta, primo pr<strong>in</strong>cipe di Caserta e duca di<br />

S. Marco, figlio di Filippo e Camilla Gaetani d’Aragona. A qu<strong>in</strong>dici anni fu condotto dallo<br />

zio card<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> <strong>Spagna</strong>, dove rimase f<strong>in</strong>o al 1616 come paggio di Filippo III. Nel 1614,<br />

alla morte del padre, divenne duca di Sermoneta. Nel 1617 ricevette il titolo di grande di<br />

<strong>Spagna</strong>. Nel 1618 sposò Anna Acquaviva pr<strong>in</strong>cipessa di Caserta, figlia di Andrea Matteo e<br />

di Isabella Caracciolo. Nel 1626 fu nom<strong>in</strong>ato da Filippo IV di <strong>Spagna</strong> capitano della cavalleria<br />

pesante e gentiluomo di camera. Fu maestro di campo generale <strong>in</strong> Fiandra e nello stato<br />

di Milano (1637). Nel 1659 fu <strong>in</strong>signito del Toson d’oro. Nel 1661, rimasto vedovo, passò<br />

a seconde nozze con Eleonora Al Mencia Pimentel, figlia di Antonio marchese di Navarra<br />

e m<strong>in</strong>istro di Filippo IV. Nel 1660 fu nom<strong>in</strong>ato governatore di Milano e nel 1662 divenne<br />

vicerè di Sicilia, Candida Gonzaga, Memorie, vol. II, p. 36; M. Raffaelli Cammarota,<br />

G. Scichilone, <strong>in</strong> DBI, vol. 16, Roma 1973, pp. 165-168.

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