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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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22. A Giulio Riario 187<br />

Il signor duca d’Alva, poiché venne a risedere <strong>in</strong> cotesta corte al servitio<br />

della camera di cotesta maestà, habbiamo osservato nelle lettere che ci ha<br />

scritte che a pena nel corpo della lettera ci ha dato di serenità, senza mettere<br />

<strong>in</strong> capo della lettera, per <strong>in</strong>scrittione, serenissimo signore x1 né altro. Et nella<br />

soscrittione della lettera vi ha posto nudamente il suo nome senza nissuna<br />

altra sorte di creanza né amorevolezza né di servitore né d’altro. Et di fuori<br />

nella mansione delle lettere / c. 426v / ci ha trattati con la forma della<br />

premmatica, di maniera che si conosce che dal nom<strong>in</strong>arci quasi a pena una<br />

volta con la serenità y1 nel disteso della lettera, nel resto cerca di est<strong>in</strong>guere<br />

et levarci i nostri titoli, quando et per lo stile che gli ha usato per il passato,<br />

et per la giustizia che ci si desse z1 et per il debito del sangue, sua eccellenza<br />

haverebbe ad accrescerci et non a dim<strong>in</strong>uirci l’honoranze, <strong>in</strong>vitando con malissimo<br />

esempio gl’altri a torci il nostro a2 , et con molta ragione potranno dir<br />

tutti: se il parente sfugge a honorare il granduca, molto più saremo scusati<br />

dal farlo noi.<br />

Et per questa volta habbiamo voluto scivere al sudetto signore / c. 427r /<br />

duca d’Alva con i medesimi titoli, honoranze et amorevolezze che gl’habbiamo<br />

usate s<strong>in</strong> ad hora, ma se non ci corrisponda come soleva già et come<br />

è tenuto, monsignore il vescovo gli faccia pur sapere non gli scriveremo et<br />

non accetteremo più sue lettere, et s<strong>in</strong>o da hora nel far risposta a questa<br />

nostra, se v1 non dà il serenissimo et l’altezza o serenità <strong>in</strong> tutte le parti della<br />

lettera, et che il suo segretario n’assicuri il vescovo, et se v1 nella soprascritta<br />

non v1 ci sia il serenissimo non si accetti la lettera altrimenti.<br />

Et <strong>in</strong> somma anche delle lettere che le diamo non se ne presenti, da Lerma<br />

et da Villalunga <strong>in</strong> poi, se non a quelli de’ quali chiaramente si sappia che<br />

ci corrisponderanno con i titoli che ci spettano.<br />

/ c. 427v / Et però non scriviamo alla signora contessa di Lemmos, che<br />

non risponde et non corrisponde con i titoli b2 .<br />

Et <strong>in</strong> particolare, se il signor card<strong>in</strong>ale di Tolledo persista <strong>in</strong> quel suo humore<br />

di non ci dare il titolo che ci dà tutto il sacro collegio di Roma, non<br />

gli si presenti altrimenti la lettera nostra, et non si c2 accetti né hora né mai<br />

lettera che egli ci scrivesse senza il serenissimo; et se pure parrà da complire<br />

con esso lui ad ogni modo, facciasi senza lettera con la voce di vostra signo-<br />

x1 «serenissimo signore» sottol<strong>in</strong>eato nel testo.<br />

y1 Segue «con il dietr-» cancellato.<br />

z1 «che ci si desse» aggiunto nell’<strong>in</strong>terl<strong>in</strong>eo.<br />

a2 «il nostro» corretto nell’<strong>in</strong>terl<strong>in</strong>eo su «quello che ci si deve» a testo cancellato.<br />

b2 «et però ... titoli» aggiunto nel marg<strong>in</strong>e s<strong>in</strong>istro con segno di richiamo.<br />

c2 «s-» corretta da «c-».

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