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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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XVIII <strong>Istruzioni</strong> <strong>agli</strong> <strong>ambasciatori</strong> e <strong><strong>in</strong>viati</strong> <strong>medicei</strong> (1587-1648)<br />

rimasti <strong>in</strong> forma scritta tra i documenti di corredo all’istruzione. Si tratta<br />

di una sorta di verbale organizzato <strong>in</strong> molti punti, steso probabilmente dal<br />

secondo – il nuovo <strong>in</strong>viato stabile a Milano Ippolito Buondelmonti – ma<br />

mantenendo come io parlante la voce del primo – Giovanni Altoviti, che<br />

aveva ricoperto la carica nei c<strong>in</strong>que anni precedenti (siamo ora nel 1619) 26 .<br />

Un vero e proprio decalogo pratico per il nuovo ambasciatore, nel quale è<br />

trasfusa e distillata tutta l’esperienza della carica e del luogo accumulata<br />

dall’Altoviti durante la sua permanenza.<br />

Nell’istruzione vengono toccati i più svariati temi, dal modo di trattare<br />

coi personaggi della società e della corte milanese – a partire dal governatore<br />

spagnolo – avendo l’occhio alla qualità e al grado, ma anche di volta <strong>in</strong><br />

volta alle specifiche caratteristiche di carattere e personalità 27 , ai mille<br />

risvolti legati al trattamento e al cerimoniale, ai precetti pratici sulle consuetud<strong>in</strong>i<br />

diplomatiche (anche non scritte), ma anche sul modo di vivere a<br />

Milano, la «casa» e «famiglia» del diplomatico e la loro conduzione, il<br />

numero e qualità dei servitori e l’arredo degli ambienti: tutti elementi da<br />

curare e dosare attentamente, <strong>in</strong> modo da garantire un sufficiente «decoro»<br />

e «onore» per il residente diplomatico ed il suo pr<strong>in</strong>cipe.<br />

Anche lasciando a parte questo esempio, isolato anche se significativo, i<br />

26 «Instructione per la carica di Milano, datami da monsignor Altoviti dopo ch’io fui<br />

dichiarato suo successore», allegata all’Istruzione n. 36, <strong>in</strong>fra, pp. 298-304; seguita da<br />

una analoga «Memoria per la carica di Milano per <strong>in</strong>formatione datamene dal monsignor<br />

Altovito» (ivi, pp. 304-309).<br />

27 Solo alcuni esempi, che sono anche s<strong>in</strong>tetici ma vivaci ritratti: «Del signor conte Carlo Ras<strong>in</strong>o<br />

si può far gran capitale, è huomo allegro, giocatore e scapigliato a tutta botta, ma <strong>in</strong>formato<br />

molto delle cose del mondo» (ivi, p. 304); «è ben tenersi amico don Niccolao Zito, veidor generale,<br />

perché ha l’orecchio di tutti i m<strong>in</strong>istri pr<strong>in</strong>cipali e discorre volentieri, et si cava molto da<br />

lui, ma bisogna avvertire di non lo metter <strong>in</strong> diffidenza, et è ben ancora far apparire che il proprio<br />

governatore confidi <strong>in</strong> lui, perché gli altri piglion più animo di confidar ancor loro» (ivi, p.<br />

301). Con altri personaggi <strong>in</strong>vece si consiglia una motivata cautela: «quando il signor Giovanni<br />

de’ Medici ha bisogno di qualche cosa è tutto tuo, ma havuto il servizio non ti guarda più, come<br />

se tu non vi fussi, et usa esam<strong>in</strong>are e voler sapere, né vuole dire niente»; «Il conte Carlo<br />

Borromeo, nipote del signor card<strong>in</strong>ale, fu dua volte visitato da monsignore [Altoviti] e sempre<br />

da lui strapazzato, cioè la prima volta lo ricevé senza ferraiolo e con la spada a canto, senza farlo<br />

sedere, e la seconda, che pur li portava lettere del granduca, lo ricevé nella istessa maniera, ma di<br />

più, venendo ambasciata che veniva il cavaliere Melza, licenziandosi monsignore il conte Carlo<br />

l’accompagnò f<strong>in</strong>o a tanto trovarsi il Melza, e quivi lo lasciò senza dirli altro. Mi consiglia monsignore<br />

a non lo visitare altrimenti; mi dice che ha un suo fratello, cognato del pr<strong>in</strong>cipe Peretti,<br />

che è garbatissimo» (ivi, p. 305. In quest’ultimo brano è il de Mendoza che parla <strong>in</strong> prima persona,<br />

sempre però registrando i precetti ricevuti dall’Altoviti). Per l’identificazione dei presonaggi<br />

citati nei brani, si vedano le note biografiche all’istruzione (<strong>in</strong>fra, pp. 310-317).

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