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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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75. A Giovan Battista Gori Pannil<strong>in</strong>i 551<br />

Vienna e a Roma e poi membro del consiglio di stato. Fu gentiluomo di camera di Filippo<br />

IV e nel 1625 ricevette la grandezza di <strong>Spagna</strong>. Nel 1644, alla morte del padre, assunse il<br />

titolo di conte di Oñate e di Villamediana, data la prematura morte dei due fratelli maggiori,<br />

Pedro e Juan. Nel 1646 fu ambasciatore della corona spagnola a Roma, dove entrò<br />

<strong>in</strong> buoni rapporti con papa Innocenzo X e acquistò il palazzo che è oggi sede dell’ambasciata<br />

di <strong>Spagna</strong> presso la Santa sede. Nel 1648, allo scoppio della rivolta di Masaniello, fu<br />

nom<strong>in</strong>ato vicerè di Napoli. Qui riuscì a sedare la rivolta e promulgò importanti riforme<br />

<strong>in</strong> campo economico e sociale. Nel 1653 tornò <strong>in</strong> <strong>Spagna</strong> ed entrò nel consiglio di stato.<br />

Sposò Antonia Manrique de la Cerda, dalla quale ebbe due figlie, Barrios, El consejo, pp.<br />

373-374; Fuidoro I., Successi del governo; Musi, La rivolta di Masaniello, pp. 253-275; Anselmi,<br />

I ritratti, pp. 294-295.<br />

25 Lodovico Da Verazzano.<br />

26 I Labia erano una ricca famiglia di mercanti di orig<strong>in</strong>e catalana stabilitasi a Venezia nel<br />

XVI secolo. Alla f<strong>in</strong>e del ‘600 fecero costruire la loro residenza che divenne uno dei palazzi<br />

più belli di Venezia (gli affreschi furono eseguiti da Giambattista Tiepolo) e che ancora<br />

oggi porta il loro nome. Nel 1646 un Giovanni Labia, dopo aver accumulato grandi<br />

ricchezze svolgendo la sua attività mercantile a Firenze, fu ascritto al patriziato veneziano,<br />

ESNI, vol. IV, p. 18.<br />

27 Geronimo Grimaldi (1597-1685), figlio di Gian Giacomo Grimaldi-Cavalleroni, barone<br />

di S. Felice e senatore di Genova, e di Girolama di Agost<strong>in</strong>o De Mari. Conseguito il dottorato<br />

<strong>in</strong> utroque iure, entrò <strong>in</strong> prelatura e nel 1621 fu nom<strong>in</strong>ato referendario dell’una e<br />

dell’altra segnatura. Dal 1628 al 1632 fu governatore di Roma. Nel 1632 fu <strong>in</strong>viato come<br />

nunzio straord<strong>in</strong>ario a Vienna per sollecitare l’imperatore a promuovere la guerra contro<br />

i protestanti. Tornato a Roma nel 1634 venne nom<strong>in</strong>ato governatore di Perugia e poi vicelegato<br />

del ducato d’Urb<strong>in</strong>o (1636). Nel 1641 fu nom<strong>in</strong>ato arcivescovo di Leucia (Siria)<br />

e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>viato a Parigi come nunzio ord<strong>in</strong>ario. Nel 1643 fu promosso card<strong>in</strong>ale. Con la<br />

morte di Urbano VIII perse il favore di cui godeva presso la corte pontificia. Nel 1646 aiutò<br />

i fratelli Barber<strong>in</strong>i a fuggire da Roma e a trovare rifugio <strong>in</strong> Francia. Per tutto il pontificato<br />

del Pamphili si str<strong>in</strong>se sempre più al partito francese, rappresentandone a Roma gli<br />

<strong>in</strong>teressi. Più volte si oppose al papa <strong>in</strong> concistoro e assoldò gruppi di armati del difendere<br />

se stesso e i suoi amici. Nel 1648 fu consacrato arcivescovo di Aix-en-Provence, su sp<strong>in</strong>ta<br />

del m<strong>in</strong>istro Giulio Mazzar<strong>in</strong>o. Nel 1675 gli fu assegnato, <strong>in</strong> aggiunta, il vescovato di Albano,<br />

F. Crucitti, <strong>in</strong> DBI, vol. 59, Roma 2002, pp. 533-539.<br />

28 Benedetto di Pasquale Sp<strong>in</strong>ola partecipò alle guerre di Fiandra come capitano di fanteria.<br />

Nel 1625 fu eletto commissario generale oltre l’Appenn<strong>in</strong>o e difese Gavi contro gli assalti<br />

del duca di Savoia. Fu qu<strong>in</strong>di richiamato dalla repubblica di Genova per provvedere alle<br />

difese della città e nom<strong>in</strong>ato maestro di campo, Valori, Condottieri, p. 386.<br />

29 Probabilmente si tratta del senese Virgilio di Cristofano de’ Vecchi, dottore <strong>in</strong> legge, che<br />

fu auditore di rota a Firenze dal 1625 al 1635, segretario delle leggi, lettore dello studio<br />

di Pisa e di Siena, Fasano Guar<strong>in</strong>i, I giudici, p. 114; ESNI, vol. VI, p. 837; SSFCT, De<br />

Vecchi, vol. III, p. 2.

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