Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei (1587-1648)
industriatevi se potrà riuscirvi di divertirne suavemente il discorso, perché
ne haverete titolo di savio, credito et reputazione, et almeno in superfi cie
chiarirete quelle ombre di diffi denza che sono di disconcerto al pubblico
commercio.
La vicinanza della Lunigiana et de’ luoghi che vi possediamo, le accomandigie
di quei marchesi et la multiplicità di quei signori, ciascuno de’ quali
pare che nutrisca sensi et affetti a destruzzione dell’altro, che sono la pietra
dello scandalo, vi daranno spesso da fare. Et essendo molte volte le cose
rapportate a Milano diversamente dal vero, industriatevi di prevenire con
i vostri offizii le prime impressioni, accertando sempre il cardinale et quei
ministri della constante nostra volontà che i nostri sudditi vivano quieti
et vicinino bene soprattutto con quelli di sua maestà, se sia possibile, spegnendo
le zizanie et provedendo in ogni caso che non si facciano resoluzioni
violente a danno de’ nostri vassalli et stati et con intacco della nostra autorità.
Et perché restiate bene instrutto di quelle occorrenze, vogliamo che / c.
584v / facciate quella strada, per abboccarvi col signor Carlo della Penna 3 ,
governatore delle nostre armi in quella valle, dal quale haverete una piena
et minuta contezza per l’indirizzo vostro nel nostro servizio.
È noto il reciproco obbligo di soccorso che in accidenti di guerra per
l’investitura di Siena haviamo col re cattolico, che dalla banda nostra sarà
complito sempre con essatte et sincere essecuzioni. Et se però in qualche
congiuntura il signor cardinale Albornozzo, o chi gli succeda nel governo,
tentasse di valersi di voi per chiederci danari, genti o altri commodi, rispondete
che ce ne scriverete senza entrar più oltre, perché intendiamo di mantenerci
disimpegnati nella essamine de’ casi ne’ quali cade il sudetto obligo,
et secondo i tempi, la deliberazione di quello che ci stia bene.
Resta di dirvi che per l’antica confederazione nostra con i signori Svizzeri,
quando a Milano capitino loro ambasciatori gli visitiate opportunamente,
offerendo loro l’opera nostra et assicurandoli della continua affettuosa nostra
volontà verso quella potente et valorosa nazione et della inclinazione
che haveremo tuttavia maggiore di impiegarci per commodo et servizio di
quei signori. Et al colonnello Giovanni Corrado Berlingher d’Altorff , amico
vecchio, pagate la solita pensione di cento scudi l’anno, perché vi saranno
fatti buoni dal depositario generale. Et Dio v’accompagni. Data in Pisa, 12
febbraio 1635.
Il granduca di Toscana
(SI)
Andrea Cioli