Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

55. A Niccolò Gianfi gliazzi 415
1 Niccolò Gianfigliazzi, cavaliere dell’ordine di Malta. Intorno alla fine del Cinquecento fu
arrestato e incarcerato dal granduca di Toscana, così come si legge in una lettera del 1603
che il granduca scrisse al conte Asdrubale Montauti, residente a Venezia, in occasione del
passaggio in Italia di Sir Anthony Standen, messaggero di Giacomo I: “habbiamo qualche
spiraglio che venga [Anthony Standen] a chiederci la liberatione del cavalier Gianfigliazzi
di Malta già di più anni carcerato per gravissime e importantissime occasioni et cagioni di
stato”. La lettera continua sottolineando come la scarcerazione del Gianfigliazzi dovesse essere
rifiutata al re inglese, dal momento che pochi mesi prima era stata negata anche al re e
alla regina di Francia, al gran maestro dell’ordine dei cavalieri di Malta “et altri principi”.
Tuttavia qualche anno più tardi venne scarcerato e operò come corsaro privato all’ombra
dell’insegna dei cavalieri di S. Stefano. Nel 1626 insieme a Gualterotto de’ Bardi ottenne
dal granduca di Toscana di farsi costruire un vascello da corsa dall’arsenale di Pisa per una
spesa di 3000 scudi, con l’accordo che al governo toscano sarebbe andato il 10% di tutte le
prede fatte per mare dai due corsari, più altri 1000 scudi che essi avrebbero pagato al loro
ritorno, Capponi, Strategia, pp. 141-142; Gemignani, Il cavaliere, ad indicem; Del Piazzo,
Gli Ambasciatori, p. 141; Crinò, Fatti, pp. 90-91.