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Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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20. A Alfonso Montecuccoli 171<br />

1 Alfonso Montecuccoli (1546-1607) figlio di Alfonso, fu uomo d’arme come altri membri<br />

della sua famiglia, tra i quali il celebre Raimondo Monteccuccoli comandante al servizio<br />

dell’esercito imperiale. Nel 1568 si recò <strong>in</strong> Francia e prese parte alla guerra contro<br />

gli ugonotti. Partecipò qu<strong>in</strong>di a molte campagne <strong>in</strong> Germania, Boemia e Fiandre. Nel<br />

1599 tornò <strong>in</strong> Italia e qui si mise al servizio del granduca di Toscana che lo nom<strong>in</strong>ò cavaliere<br />

di S. Stefano e nel 1601 lo fece luogotenente degli uom<strong>in</strong>i d’arme <strong>in</strong> Siena. Partecipò<br />

a varie imprese navali: nel 1606 comandò c<strong>in</strong>que velieri della squadra stefaniana<br />

che, sotto il comando di Antonio de Medici, salpò da Livorno per conquistare Famagosta.<br />

Una volta giunto a Cipro, avrebbe dovuto guidare i reparti di cavalleria con il grado di<br />

generale, ma l’impresa fallì. Nel luglio del 1603 fu <strong>in</strong>viato <strong>in</strong> Inghilterra per rallegrarsi<br />

dell’elezione di Giacomo I e trattare alcune questioni, tra cui un possibile matrimonio<br />

tra il pr<strong>in</strong>cipe di Galles, Enrico, e una figlia del granduca. Qui rimase <strong>in</strong> veste di residente<br />

granducale f<strong>in</strong>o al dicembre dello stesso anno. Suo segretario fu Ottaviano Lotti.<br />

Durante il soggiorno lond<strong>in</strong>ese dimorò <strong>in</strong> casa di Bartolomeo Cors<strong>in</strong>i. Morì <strong>in</strong> Bretagna<br />

dove si era recato a capo delle milizie toscane per dare la caccia alle navi barbaresche, Del<br />

Piazzo, Gli <strong>ambasciatori</strong>, pp. 98, 153; Sod<strong>in</strong>i, L’Ercole, ad <strong>in</strong>dicem; Giorgetti, Le armi,<br />

vol. I, p. 362; Gemignani, Il cavaliere, pp. 151-154; Cr<strong>in</strong>ò, Fatti, ad <strong>in</strong>dicem; Arcegni,<br />

Condottieri, vol. II, p. 296.<br />

2 Cosimo Conc<strong>in</strong>i fu residente granducale a Madrid dall’ottobre 1602 al novembre<br />

1603, al posto di Rodrigo Alidosi de Mendoza. Figlio di Giambattista e Camilia di<br />

Antonio M<strong>in</strong>iati, nacque a Firenze <strong>in</strong>torno al 1570. Compì una brillante carriera ecclesiastica<br />

e diplomatica grazie soprattutto all’<strong>in</strong>fluenza presso la corte medicea del padre e<br />

del nonno Bartolomeo. Ottenne il titolo di referendario apostolico sotto Clemente VIII<br />

e qu<strong>in</strong>di fu ambasciatore granducale <strong>in</strong> corte imperiale dal 1595 al 1601 e poi residente<br />

a Madrid, dove si ammalò e morì nel 1604, Del Piazzo, Gli <strong>ambasciatori</strong>, pp. 82,<br />

111, 137; Litta, Famiglie, vol. II, tav. XI; P. Malanima, <strong>in</strong> DBI, vol. 27, Roma 1982,<br />

pp. 730-731.<br />

3 Andreas Fernández de Cordoba fu nom<strong>in</strong>ato auditore della sacra rota nel maggio<br />

1593. Nell’ottobre 1602 fu consacrato vescovo di Badajoz. Morì nel 1611, HC, vol. IV,<br />

p. 269.<br />

4 Giovanni Niccol<strong>in</strong>i figlio di Agnolo, che fu consigliere di Cosimo I, qu<strong>in</strong>di governatore<br />

di Siena e nel 1564, dopo essere rimasto vedovo e aver preso i voti religiosi, fu nom<strong>in</strong>ato<br />

arcivescovo di Pisa e poi card<strong>in</strong>ale (1565). Giovanni <strong>in</strong>traprese la carriera diplomatica:<br />

nel 1574 fu <strong>in</strong>viato a Mantova per comunicare la morte di Cosimo I e nel novembre 1587<br />

venne nom<strong>in</strong>ato residente presso la santa sede, carica che ricoprì f<strong>in</strong>o all’aprile 1610. Nel<br />

1586 fu eletto senatore. Si deve a lui l’edificazione della cappella Niccol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Santa Croce<br />

a Firenze. Sposò Cater<strong>in</strong>a di Filippo Salviati, dalla quale ebbe sette figli. Morì a Roma nel<br />

1611, Del Piazzo, Gli <strong>ambasciatori</strong>, pp. 14, 35, 154; Passer<strong>in</strong>i, Genealogia; SSFCT, Niccol<strong>in</strong>i,<br />

vol. II, p. 3; Cont<strong>in</strong>i, D<strong>in</strong>astie, pp. 83-84; Canestr<strong>in</strong>i, Desjard<strong>in</strong>s, Négociations,<br />

vol. V, ad <strong>in</strong>dicem.<br />

5 Ottavio Ors<strong>in</strong>i qu<strong>in</strong>to conte di Pacentro, signore di Oppido. Figlio di Scipione e Giovanna<br />

di Trojano Cavaniglia conte di Troja. Nel 1626 vendette il feudo di Pacentro per pagare<br />

i molti debiti accumulati ma ottenne di mantenere il titolo. Pacentro f<strong>in</strong>ì <strong>in</strong> mano di Pierfrancesco<br />

Colonna duca di Zagarolo e qu<strong>in</strong>di passò ai Barber<strong>in</strong>i. Successivamente perdette<br />

anche Oppido. Sposò Francisca Alvárez de Toledo, figlia del marchese di Villafranca. Dal<br />

matrimonio nacquero tre figli. Il primogenito Luigi ereditò il titolo di conte e sposò Lu-

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