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Le parole rimaste - Edit

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108<br />

Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

elaborandole per il proprio settore di lavoro, sapersene servire in modo costruttivo<br />

139 .<br />

Diventata uno strumento di persuasione e di mobilitazione, la stampa non<br />

soggiace alle leggi di mercato, perché viene finanziata dallo Stato 140. Spesso avviene<br />

che i giornali pubblichino simultaneamente lo stesso materiale di propaganda<br />

che viene loro inviato dal Partito. Rispetto ai canoni del giornalismo moderno,<br />

che vedono separata la notizia dal commento, all’epoca tutto veniva unito<br />

a vantaggio della propaganda politica unilaterale.<br />

Sono momenti difficili per i protagonisti del dialogo politico, ostacolato da<br />

rapporti non ancora chiariti con l’Italia, che si riflettono decisamente sulla vita<br />

culturale del Gruppo Nazionale Italiano.<br />

Considerando il numero limitato di lettori 141 e rapportando la presenza di<br />

giornali italiani alla quantità di pubblicazioni jugoslave 142, la produzione notevole<br />

di giornali e di riviste della minoranza nell’immediato dopoguerra si può<br />

considerare notevole. Tuttavia, ben presto subentrerà un’involuzione dettata<br />

dalla determinazione più specifica e precisa delle possibilità, sia economiche, sia<br />

politiche e culturali del gruppo, nella seconda metà del decennio. La minoranza,<br />

che inizialmente si avvale di una decina di riviste, rimane all’inizio degli anni<br />

Sessanta con soli tre giornali (un mensile, un quindicinale e un quotidiano), ai<br />

quali si uniranno successivamente due periodici.<br />

Come si è detto, i primi giornali sono un proseguimento delle pubblicazioni<br />

sorte alla macchia durante la guerra, di carattere clandestino 143. Sia la lingua, sia<br />

139 Cfr. IVO FROL, Della nuova politica culturale, edito a cura della Sezione culturale del Comitato<br />

Popolare di Cultura, Fiume, agosto 1945, p. 8.<br />

140 Nel libro Giornali in crisi Angelo del Boca, a proposito della limitazione della libertà di stampa,<br />

delle pressioni, intimidazioni e violenze che rendono diffi cile la vita dei media, cita il caso dello<br />

scrittore Mihajlo Mihajlov che il regime jugoslavo fa incarcerare negandogli l’autorizzazione a far<br />

apparire il giornale indipendente «Slobodni Glas» [«La Voce Libera»]; cfr. ANGELO DEL BOCA,<br />

Giornali in crisi, Torino, Casa editrice Aeda, 1968, p. 13.<br />

141 Il primo censimento non uffi ciale della popolazione istriana realizzato nell’ottobre del 1945 in<br />

funzione del Trattato di Pace dalle autorità jugoslave vede dichiararsi italiane 92 000 persone.<br />

Nel marzo 1948 al primo censimento della popolazione in Jugoslavia viene registrata la presenza<br />

di 79 575 italiani (esclusa la zona B, ovvero il Buiese a nord del Quieto e il Capodistriano). Il<br />

secondo censimento, del marzo 1953 (esclusa la zona B) registra la presenza di 35 784 italiani,<br />

mentre il terzo del marzo 1961 rileva 25 615 appartenenti al gruppo etnico italiano, compresi<br />

quelli dell’ex zona B. Considerando la diffusione del giornale in famiglia, o meglio restringendo il<br />

numero di lettori primari rispetto al numero complessivo di appartenenti alla minoranza, risulta<br />

evidente l’esiguità numerica del destinatario delle pubblicazioni in lingua italiana. (Cfr. E. e L.<br />

G IURICIN, op. cit., pp. 80-108.)<br />

142 In Jugoslavia, in base ai dati disponibili del 1949, alla fi ne del 1948 escono 257 fogli con una tiratura<br />

mensile di 38 519 000 giornali. Tra questi, la minoranza italiana può vantare ben 12 periodici.<br />

143 In merito alla stampa partigiana, alla sua nascita, alle funzioni e allo sviluppo si legga il saggio di

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