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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo V | La seconda stagione: dal «noi» all’«io» (1963-1974)<br />

è mai finita. Riportiamo i versi che chiudono la lirica: «E quando guarderai / i<br />

tuoi occhi / entrino nell’anima / ma prima bussa / e le tue <strong>parole</strong> / siano scelte<br />

/ con cura / come quando / si regala».<br />

L’individuo chiamato poeta nello stesso tempo attraversa ed è attraversato<br />

dal proprio tempo di cui coglie ogni minima variazione, di cui segnala e segna<br />

il nuovo, il passaggio, il mutamento. Perché è un uomo e un poeta di pace e di<br />

concordia, animato dalla necessità di esprimere il bisogno della comunione e<br />

della solidarietà tra gli uomini di contro alle piccolezze e alle meschinità, Matteoni<br />

esalta l’intesa e l’aiuto reciproco. All’autore stanno a cuore i grandi temi<br />

dell’amore, dell’amicizia, degli affetti familiari, della civile convivenza, del dolore,<br />

della morte, della guerra, dell’infanzia, della casa, del sentimento che lega alla<br />

terra natia. Alla base della sua visione della vita sta una sorta di pensosa partecipazione,<br />

che potremmo definire saggezza. In definitiva, la voce di Matteoni si<br />

effonde nella felicità di stare al mondo, di coglierne e dipingerne i colori, di riassumere<br />

nel suo “vedere” luci ed ombre in versi che danno al lettore l’impressione<br />

di una poesia come voce interiore, che esprime senza mediazioni e sovrastrutture<br />

i “moti dell’animo”, le accensioni e i ripiegamenti del sentimento.

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