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Le parole rimaste - Edit

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7. Mario Schiavato<br />

Una fi gura importante nella letteratura istriana e fi umana è quella di<br />

Mario Schiavato, uno degli autori più noti, una vera colonna portante<br />

della minoranza italiana in Istria.<br />

Analizzando il suo itinerario esistenziale e la sua produzione letteraria è da<br />

rilevare, in particolare, la sua origine italiana e la sua successiva formazione di<br />

boumbaro verace. Nato nel 1931 a Quinto di Treviso, nel Veneto, primo di otto figli<br />

di una numerosa famiglia di contadini coloni, trasferitasi nel 1942 a Dignano.<br />

Qui Schiavato trascorse la fanciullezza e qui radicò gli affetti e i sentimenti: non<br />

a torto questa cittadina è la sua vera patria d’adozione. Terminato il conflitto<br />

mondiale e passate l’Istria e Fiume sotto la giurisdizione jugoslava, Schiavato, a<br />

differenza dei suoi familiari che hanno scelto di andarsene, decide di rimanere.<br />

Egli fa parte della nutrita schiera di autori che la piccola, ma fertile cittadina ha<br />

dato alla cultura dei “rimasti”: Anita Forlani, Adelia Biasiol, Lidia Delton, Loredana<br />

Bogliun, Carla Rotta. Ritenuto, forse troppo di frequente, un autore immigrato<br />

dall’Italia, seppure particolare rispetto a Sequi o a Scotti o a Damiani, qui<br />

si preferisce considerarlo a pieno titolo tra gli autori autoctoni.<br />

Si ritiene che questo sia un posto spettantegli di diritto, perché al suo arrivo a<br />

Dignano l’Istria apparteneva – sin dal tracollo dell’Impero asburgico – all’Italia,<br />

mentre la sua costa occidentale, compreso l’immediato entroterra, era da secoli<br />

legata (molto di più a confronto di quanto lo sia oggi) al Veneto e alla sua storia<br />

economica, politica e culturale. Inoltre, il poeta si accasa in una cittadina da<br />

sempre italiana e che non può assolutamente esser posta sullo stesso piano di<br />

quegli altri centri, ubicati ad est dei confini etnici latini, facenti parte – nel ventennio<br />

fascista – dello stato italiano ma interamente abitati, allora come oggi,<br />

da popolazioni di origini slave. Già di per sé questi due motivi basterebbero a<br />

collocare Schiavato tra gli oriundi. Ma c’è un’ulteriore ragione, ancora più accreditabile,<br />

che spazza via ogni dubbio sull’autoctonia di Schiavato: in nessuna<br />

creazione narrativa o poetica l’autore accenna alla terra d’origine, il Veneto,<br />

bensì lo spazio letterario-territoriale in cui si muovono i suoi ricordi e le sue<br />

passioni più genuine è sempre ed esclusivamente l’Istria e Fiume, con Dignano<br />

in prima fila.<br />

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