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Le parole rimaste - Edit

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Mario Schiavato<br />

boom economico che hanno svuotato – tanto letteralmente quanto di senso – i<br />

suoi ‘biosistemi sociali’ di riferimento, di cui Dignano rende testimonianza piena.<br />

Probabilmente Schiavato avvertiva l’insidioso pericolo che la sua vena poetica<br />

più schietta (nonché l’antico mondo agreste a cui da sempre essa s’è aggrappata)<br />

potesse malauguratamente incrinarsi nel caso andasse ad indagare troppo<br />

a fondo nei sentimenti. Perciò il poeta preferì, usando circospetta cautela, elargire<br />

nei versi soltanto una somma di allusive ma significative indicazioni, disseminandole<br />

nei paesaggi e nei personaggi rurali dell’Istria in via d’estinzione o<br />

già estinti. La lirica Percepii fanciullo della raccolta La voracità del tempo è, a questo<br />

proposito, appieno rappresentativa:<br />

Percepii fanciullo<br />

la coscienza della felicità<br />

mentre me ne stavo a piedi nudi<br />

in mezzo alle spighe di grano.<br />

Un attimo che non dimenticherò mai<br />

scoprire la ragione d’essere,<br />

la sensazione d’appartenere<br />

ad un mondo splendido.<br />

La rabbia iniziò con la realtà:<br />

penombre, confusione, vagabondaggio.<br />

E solitudine.<br />

Lo spavento è sorda angoscia<br />

sul bordo di quella illusione<br />

che vorrebbe risucchiarmi sul fondo.<br />

Ma io vivo ancora. Vivo!<br />

E ho unghie robuste.<br />

Schiavato si dice perfettamente lucido della propria vigente condizione fatta<br />

di penombre, di confusione, di vagabondaggio. È una posizione decisamente<br />

pessimista e affatto contraria a quella di quand’era fanciullo, allorché se ne stava<br />

«a piedi nudi / in mezzo alle spighe di grano». È questa una condizione che lo<br />

induce alla rievocazione di quell’attimo in cui percepì la felicità «d’appartenere<br />

/ ad un mondo splendido» e in cui scoprì la “ragione d’essere”. La rievocazione<br />

nello stesso tempo provoca anche spavento, siccome si muove ‘lungo il bordo<br />

di un’illusione’ che, nel caso volesse e riuscisse rivelarsi tale, prenderebbe il sopravvento<br />

sulla volontà dell’autore e lo risucchierebbe sul suo fondo. Ma finché<br />

Schiavato ha “unghie robuste”, finché è in grado a mantenersi in bilico su quel<br />

bordo (tenendosi alla ‘distanza di sicurezza’ dalle seducenti illusioni che, con il<br />

loro fascino ammaliatore, lo attraggono nel baratro come le sirene attiravano<br />

Ulisse) egli dal ricordo ricava la forza per vivere ancora e affrontare il futuro.<br />

Certo, sarebbe tutto più semplice se si potesse «sotterrare il passato, / lasciare<br />

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