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Le parole rimaste - Edit

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Sandro Cergna<br />

Così pure Valle – il piccolo paese natio – è senza tempo. Sebbene il poeta,<br />

camminando fra le sue «calli strette» non possa simulare di ‘non sapere’, e non<br />

possa atteggiarsi come se non non ci fossero le fatiscenti o addirittura sfatte casefantasmi<br />

1089, cioè i segni quantizzabili (e precisamente databili) dei tanti abitanti<br />

andati via in seguito alla cessione del luogo alla ex Jugoslavia.<br />

Cergna, pur appartenendo alla schiera generazionale degli autori ‘giovani’ che<br />

non solo non hanno provato la tragedia dell’esodo sulla propria pelle, ma hanno<br />

altresì avuto modo (grazie alla distanza storica di quell’evento) di integrarsi<br />

con relativa disinvoltura nella concretezza politico-etnico-sociale in cui sono<br />

nati, a differenza di altri autori (per esempio, Tremul, Vesselizza, Marchig, tutti<br />

provenienti dal triangolo urbano Capodistria-Pola-Fiume, tutti testimoni della<br />

trasformazione urbanistica, del rimescolamento di popolazione e della dispersione<br />

territoriale degli autoctoni) è cresciuto in un paesino! È cresciuto a diretto<br />

e costante contatto con le casefantasmi e con il ricordo dei vecchi (fermi ‘trasmettitori’<br />

della memoria) frequentati nelle osterie locali o incontrati in piazza e sulla<br />

soglia delle loro dimore di pietra.<br />

Questa non è una minuzia. È un fardello.<br />

Cergna in alcune occasioni si fa carico di questo resistente fardello, ma mai<br />

si lascia appesantire dalla sua risucchiante gravità. Egli, in pratica, non ammette<br />

che il fardello si trasformi in zavorra. Giacché è un autore ‘giovane’-– come<br />

lo sono Tremul, Vesselliza e Marchig – pure per lui la distanza che generazionalmente<br />

lo allontana dall’impronta della sciagura dell’esodo è decisiva. Perciò,<br />

nel dare voce al suo afflato, tesse un originale percorso letterario, libero da influenze<br />

imposte dalla storia 1090 e tracciato – prima di tutto – da un dettato propulsivo<br />

interno che gli consente di sviscerare una strada poetica spontaneamente<br />

esclusiva. Siamo in un percorso di cui Valle è un segmento assai importante,<br />

non semplicemente perché procedere è in buona parte raccontato nell’idioma<br />

istrioto indigeno, ma soprattutto perché esso attraversa spesso la geografia locale<br />

(il centro abitato e il suo circondario) e l’humus sociale locale, del quale fanno<br />

parte pure certuni curiosi personaggi strampalati.<br />

Di questi Cergna afferra a volo i tratti esterni più scombinati nonché grulli, e<br />

li ordisce in una trama tragicomica e/o caricaturale nella quale s’intuisce a prima<br />

vista la solidarietà nei confronti delle loro stranezze e dell’implicita instabilità<br />

esistenziale. Così l’artista tratteggia la figura del buontempone Giovanin 1091 che,<br />

1089 Dalla lirica E i me pasi, anca [E i miei passi, pure], in cui il poeta recita «E i me pasi, anca / fra<br />

cazefantasmi e cale / strete, strambe / stona» [«E i miei passi, pure/ fra casefantasmi e calli /<br />

strette, intricate / disturbano»].<br />

1090 Infl uenze che hanno segnato il percorso di una notevole parte della letteratura italiana istroquarnerina<br />

della seconda metà del XX secolo.<br />

1091 Nella lirica El Giovanin [Il Giovanin].<br />

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