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Le parole rimaste - Edit

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Forme della comunicazione letteraria nella «Voce del Popolo»<br />

Nel corso della sua vita il Diderot si è andato continuamente ribellando alle tradizioni,<br />

norme e consuetudini, con l’ostentazione di chi non lo fa soltanto per<br />

sbizzarrirsi ma per suggerire la sovrapposizione di un mondo nuovo a uno invecchiato.<br />

Nella seconda metà degli anni Cinquanta si fa strada l’interesse verso un romanzo<br />

ambientato nel tempo moderno, che descriva la società cogliendone gli<br />

aspetti contraddittori e quelli che andrebbero corretti. Così entra nella terza pagina<br />

il genere giallo. Criticato qualche anno prima quale genere che infiacchisce<br />

l’uomo, che lo distoglie dai problemi della società deviandolo dal proposito<br />

di affrontarli, il giallo viene ripensato come una forma per mezzo della quale<br />

diventa possibile offrire un’immagine critica della realtà. La scelta del giallo da<br />

pubblicare in terza pagina fa parte della politica culturale del giornale che, oltre<br />

ad educare e formare l’uomo nuovo, si propone di offrire un’immagine negativa<br />

del mondo occidentale capitalistico. L’America, così, piuttosto che mito, diventa<br />

un antimito caratterizzato da problemi razziali, da disoccupazione, violenze,<br />

continui attacchi alla dignità umana. Dietro l’apparente maschera della democraticità,<br />

la democrazia risulta pilotata da pochi uomini che si distribuiscono il<br />

potere e che, pur di conservarlo, sono capaci di usare tutti i mezzi.<br />

La poesia è il genere meno presente nella terza pagina della «Voce». Il problema<br />

concerne il suo linguaggio che risulterebbe meno accessibile al largo pubblico<br />

e richiederebbe spiegazioni tecniche complesse 260. La pubblicazione di poesie<br />

coincide con anniversari e con le celebrazioni di qualche festa statale (Festa<br />

della Repubblica, Giornata della Donna, Giornata del Combattente, Giornata<br />

dell’Armata, ecc.). Queste hanno, quindi, un carattere socialmente e politicamente<br />

impegnato, appoggiano l’ideologia di partito; si tratta, dunque, di poesie<br />

d’occasione a volte pilotate a fi ni politici come nel caso delle poesie scritte da<br />

studenti e soldati nel 1953, durante gli accordi e nei momenti di pericolo di una<br />

possibile guerra tra Italia e Jugoslavia. Nell’articolo intitolato “Versi sgorgati dal<br />

profondo del cuore” 261 viene riportata una poesia di evidente matrice politica e<br />

propagandistica. Ne è autore Božidar Šepić, studente della quinta ginnasio:<br />

Questo è stato un tradimento<br />

e ci è venuto proprio dalle<br />

grandi potenze<br />

eppure Trieste nostra fi glia cara<br />

nostra sarai come nostra sei<br />

sempre stata.<br />

260 Cfr. ELVIO GUAGNINI, appunti dalle lezioni del Corso di <strong>Le</strong>tteratura italiana, op. cit , p. 96.<br />

261 Cfr. “Versi sgorgati dal profondo del cuore” in «La Voce del Popolo», 23 ottobre 1953, p. 3.<br />

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