Le parole rimaste - Edit

Mutamenti del contesto politico-culturale e i primi autori autoctoni
di Savoia, probabilmente perché capo di eserciti austriaci come il bano Jelačić.”
E più avanti, rincarando la dose, Lettis notò:
Si meraviglierà il Črnja se gli diremo che con i suoi ‘fantasmi’ egli ci ha ricordato
la tesi, ancor prospera fino al IV Plenum, che il nostro gruppo nazionale era
potenzialmente una fonte e strumento di irredentismo? Egli ha spuntato la sua
lancia nel momento in cui è ancora fresca la storia delle ultime elezioni a Pola,
quando un compagno croato fu accusato di ‘tradire la patria’ solo perché perorava
l’attuazione dello Statuto comunale in fatto di bilinguismo. Fu eletto il candidato
antagonista.
Notava pure, Lettis, che all’Accademia di Pedagogia di Pola era in uso un
testo per futuri insegnanti, autore Tone Peruško, quello stesso che da sottosegretario
per l’istruzione nel governo della Croazia aveva fatto espellere dalle
scuole italiane tutti gli alunni i cui cognomi terminavano in “ich”. Ebbene quel
suo testo era
un libro congegnato in modo da mettere in cattiva luce gli italiani in genere.
Per tendenziosità, dicono molti lavoratori culturali, quel testo è un campione
davvero scandaloso. E quell’Accademia pedagogica dovrebbe sfornare i quadri
insegnanti che in questa regione dovrebbero preparare l’atmosfera bilingue,
i quadri che dovrebbero perorare il rispetto reciproco… Ecco dei ‘fantasmi’
operanti non ipoteticamente, ma concretamente ed alla luce del sole, con
i quali varrebbe pure fare i conti. (…) Se «Dometi» si fa venire le palpitazioni
cardiache per entità metafisiche, mentre chiude gli occhi su altre reali… c’è
da meravigliarsi se, alla luce delle vecchie esperienze (all’inizio c’era sempre
un venticello che poi dava l’avvio alla bufera) e dei fatti più sopra citati, qualche
lettore italiano di «Dometi» (ma perché non anche il lettore croato?) non
resti tranquillo e risponda a critiche che attaccano sul piano politico l’attività
dell’Unione degli italiani?
Lettis respinse infine la falsa “amicizia” per gli italiani di chi la professava
solo quando questi [gli italiani] si rassegnavano ad essere ignorati, disposti a chinar
la schiena al primo Mentore di passaggio, a rinunciare anche a un minimo
di dignità nazionale, a ritenere il processo di assorbimento auspicabile e naturale,
da facilitare con tutti i mezzi. Questa gente ha lasciato in Istria degli epigoni,
che vedono in ogni sviluppo culturale degli italiani non una vittoria sociale ma
un pericolo.
A una nuova filippica di Črnja, ospitata sul quotidiano italiano il 3 settembre,
Lettis rispose il 15 ottobre sostenendo il “principio che ogni gruppo etnico
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