07.06.2013 Views

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Una voce fuori dal coro: Osvaldo Ramous<br />

bandonati dalle procellarie / accolsero i neonati delle cornacchie» fa un’allusione<br />

allegorica, perché nella realtà dell’ecosistema ciò non è avvenuto 404. In questa<br />

poesia le procellarie raffigurano i numerosi fiumani (gente di mare) che dovettero<br />

oltrepassare la tempesta dell’annessione della città alla Jugoslavia ed esodare,<br />

lasciando vuoti i loro nidi-case. La cornacchia, invece, è un uccello terrestre<br />

della specie del corvo che sovente utilizza vecchi nidi ai quali apporta leggere<br />

modifiche. In questa poesia le cornacchie raffigurano i nuovi arrivati dall’entroterra,<br />

i quali si sono insediati nelle case abbandonate dai profughi. Per questo<br />

«l’aria s’impaura d’afone voci», com’è scritto nella lirica Ogni giorno è un quadrivio.<br />

Perché i nuovi venuti erano linguisticamente estranei ai fiumani rimasti e, per<br />

molti di loro, non ancora facili da capire. Erano, dunque, in qualche modo ‘afoni’<br />

405. Per giunta la pressione esercitata dai forum politici nei confronti dell’etnia<br />

italiana era tenuta ben alta e non di rado appositamente incalzata. Detta pressione<br />

fu fatta propria da parecchi cittadini slavofoni, i quali presero per buone<br />

le fobie e le accuse rivolte agli italiani. In conseguenza di ciò, quelle ‘voci’ non<br />

solo erano afone, ma potevano fare anche paura 406. Quell’aria impaurita riusciva<br />

rassicurarsi nei saltuari «echi / dolci come gli aromi dell’estate» 407. Pur tuttavia il<br />

conforto dei versi appena citati, essendo fatto di echi, può essere solamente passeggero.<br />

Difatti esso è immediatamente scalzato dalla concretezza del presente<br />

e del futuro della seconda strofa, dove Ramous già sa che attraverserà ancora<br />

404 Finita la seconda guerra mondiale ci vollero diversi anni acciocché le attività portuali della città<br />

riprendessero i ritmi dell’anteguerra. Perciò la descrizione dei licheni che attecchiscono sui moli,<br />

delle erbe selvagge che s’abbarbicano sugli scheletri (il porto fu bombardato dalle forze angloamericane)<br />

delle gru e delle lucertole sulle bitte arrugginite corrisponde al vero.<br />

405 La silloge Pianto vegetale, cui questa poesia appartiene, è stata pubblicata nel 1960 e quindi è stata<br />

presumibilmente scritta fra questa data e il 1953 (Vento sullo stagno). Prendendo in considerazione<br />

la distanza di tempo di al massimo soli quindici anni dallo sconquasso etnico fi umano, quanto si<br />

è sopra detto non dovrebbe stupire.<br />

406 Alla minoranza italiana, almeno fi no a tutti gli anni Settanta, ad ogni buona occasione venivano<br />

rinfacciati i trascorsi fascisti dell’Italia e ad ogni sua minima richiesta di maggiore autonomia<br />

nelle decisioni che la riguardavano era accusata d’essere la ‘quinta colonna’ della Nazione Madre,<br />

con lo scopo di metterla a tacere. Dagli anni Ottanta in poi le torchiature via via si mitigarono,<br />

ma nemmeno con la comparsa della democrazia in Slovenia e in Croazia si può dire ch’essa sia<br />

appieno ‘amorevolmente accettata’ da Lubiana e da Zagabria.<br />

407 Si tratta di echi provenienti dal passato, la loro origine è soggettiva, da cercarsi non fuori, ma dentro<br />

il poeta, nella vita trascorsa nella Fiume d’anteguerra, quando lui non solo era più giovane, ma<br />

anche quando la lingua italiana (la sua versione dialettale) era la maggioritaria. Quegli echi sono<br />

caldi e «dolci come gli aromi dell’estate», rincuorano, però sono transitori come tutte le stagioni,<br />

e producono un effetto breve, della durata d’un verso. Forse quegli echi fanno anche riferimento<br />

a situazioni fattuali: a cavallo del quinto e del sesto decennio del XX secolo ebbe inizio – dapprincipio<br />

assai esitante e poi sempre più consistente – il ‘pellegrinaggio’ estivo/agostano dei<br />

fi umani esuli in visita alla propria città, agli amici e parenti rimastivi. Nei luoghi pubblici, quindi,<br />

la presenza italiana in quel breve spazio di tempo si “rinfrancava”. Che Ramous si riferisse nella<br />

poesia in questione a loro è diffi cile dirlo con certezza.<br />

267

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!