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Le parole rimaste - Edit

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310<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

za così ‘totale’ e definitiva? Nell’irrimediabilità dell’assenza, c’è bisogno estremo<br />

di rifondare la vita, ma anche di ammirevole forza: «Assolvo in me il dolore / e<br />

lo moltiplico / nell’eco della morte / che mi è familiare / da troppi anni. / Lo<br />

assolvo e lo intensifico / per non sfuggire all’unica / certezza della vita, / alla<br />

mia storia d’uomo. / Sciolgo il dolore / e in me mi sciolgo / nell’uomo / umano<br />

/ che siamo».<br />

In mezzo ai sogni di Scotti c’è il mare assurto a entità- simbolo mossa da una<br />

pulsione che viene da lontano, da una seduzione disponibile a farsi possedere.<br />

Egli lo guarda, lo ascolta, ci parla, e per suo tramite sembra in grado di percepire<br />

la curvatura dell’orizzonte. La sua memoria olfattiva e visiva vi trova dei riferimenti<br />

che si sono decantati nella liquidità del suo essere. Quel mare che già<br />

nella sua prima fantasia gli “parla con molte voci”, lo scolaretto che Giacomo è<br />

stato lo incontra per la prima volta in gita scolastica, ed è amore a prima vista.<br />

È che il mare, secondo Cannavò, non è solo acqua nella quale ti immergi, ma<br />

è l’idea di libertà. Forse è per questo che il poeta ne coltiva il rapporto così intensamente,<br />

o forse perché in quella sua grandezza e allusività alla metamorfosi,<br />

riesce a cogliere l’ampia discordante ondivaga gamma dell’umano: «un’acqua<br />

grande fluttua / nelle mie vene, / orizzonti infiniti splendono / nei miei occhi.<br />

/ (...) sono fiumi instancabili i miei passi (...) da quando lo conosco / so di vivere<br />

dove / ha casa il mare» 491. È la stessa sensazione che Biagio Marin esplicita<br />

“riconoscendo al mare una totalità e un’unità dell’esistenza che solo lì era riuscito<br />

ad esperire fino in fondo” ( Agostinelli). Nelle liriche scottiane del mare e<br />

per il mare, ritroviamo la morbidezza e la lievità colloquiale serena e sorridente<br />

di altre voci poetiche, si chiamino ad esempio Ghiannis Ritsos, Alexandre Iolas,<br />

Vivian Lamarque... L’innamoramento di Scotti per il mare (quasi un richiamo<br />

ipnotico) meriterebbe un capitolo a parte, un vero e proprio poemetto unitario<br />

con in prima pagina la distesa e stupita dichiarazione d’amore di Davanti al mare<br />

492, versi di cromatismo arioso, onirico: «Lo tocco raramente con la mano / e<br />

ogni giorno mi è accanto. / Ne distinguo la voce fra i rumori, / quel suo respiro<br />

largo sopra il vento, / gli dico ‘buonanotte’ e lui non dorme. / Non dorme<br />

mai, continua / a frusciare con gli alberi cullandosi / i suoi pesci nel petto. /<br />

Sono tanti anni che lo vedo e sempre / è giovane, bizzarro, mentre io invecchio<br />

/ avendo verde solamente amore / per il suo azzurro inquieto. / Non finirà di<br />

sbalordirmi il mare».<br />

In una produzione così vasta e densa sarebbe impossibile non incontrare ricorrenze<br />

di topoi, immagini, forme e registri prosastici già altrove individuati.<br />

Compaiono, in alcuni testi, motivi e collegamenti formali e tematici che suggeriscono<br />

un’aria pascoliana, tracce ungarettiane (Mi illumino di me, Mi illumino quan-<br />

491 Da Soffrendo per la Croazia.<br />

492 Da Colore d’arancia, bilingue.

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