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Le parole rimaste - Edit

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378<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

bero la luna 691 e l’opera più nota, La torre del borgo 692, sono le pietre miliari di un<br />

lungo percorso.<br />

Nel primo di questi racconti o romanzi-saggi, Damiani sembra immedesimarsi<br />

nel mito di Odisseo: si avverte il senso della partecipazione umana, la<br />

collettivizzazione della vicenda individuale: interessi politici, sociali culturali e<br />

umani si intrecciano – ormai decantati – nella personalità dell’autore, tendente<br />

a enucleare nella prosa saggistica il centro dei problemi, a elaborare la propria<br />

visione storica, etica, filosofica nella scrittura:<br />

Certo, ho avuto anch’io ambizioni, sia pure di segno particolare – scrive l’autore<br />

– ma esse non mi assillano, né più m’irretiscono. (…) la politica mi assorbe<br />

senza coinvolgermi (…); la poesia nelle sue rare espressioni di bellezza, densa di<br />

pensiero; l’amore di cui non amo parlare. E m’incalza, sempre più esigente, immotivato,<br />

lucido il bisogno di scrivere. Eppure in questa condizione io mi sento<br />

partecipe della fragilità della vita con i suoi drammi che hanno sbocchi illusori;<br />

sicché sono contemporaneamente presente a me stesso, al labile destino degli<br />

uomini, alla rigidità della morte. Scorrono davanti ai sensi immagini consuete di<br />

dolori e di gioie, che l’animo riesce a recepire oltre la barriera del tedio 693 .<br />

Complesso e poliedrico personaggio, che con gli anni sembra aver acquisito<br />

i connotati di autore di “frontiera”, egli si interroga con una lunga serie di domande<br />

concatenate, esprime dubbi e ipotesi, ma, in particolare, mette in luce<br />

“l’esigenza dell’impegno terreno – politico, artistico, edonistico – in una gradualità<br />

di valori sempre ridiscussi, perché, nella sostanza convenuti” 694. Conscio della<br />

difficoltà di essere compreso, se non in un ideale rapporto tra intelligenze, è<br />

pure consapevole della profonda dicotomia tra la sfera naturale e la dimensione<br />

astratta, e vede proiettarsi la dimensione umana sullo sfondo della storia che gli<br />

si configura in una teoria quasi ininterrotta di crisi, piuttosto che nelle labili parentesi<br />

di pace sociale.<br />

E la morte, argomento ampiamente trattato, sembra essere il suo pensiero<br />

dominante, quello da cui egli parte a ritroso per scoprire il significato delle cose,<br />

anche se “la conclusione in forma di dilemma – o la razionalità o il nulla – lascia<br />

irrisolti tutti i quesiti” 695. Eppure, in compenso, gli pare anche di aver ricuperato<br />

691 ALESSANDRO DAMIANI, Ed ebbero... cit.<br />

692 ALESSANDRO DAMIANI, La torre... cit.<br />

693 ALESSANDRO DAMIANI, Restare ad Itaca... cit., p. 113.<br />

694 Ivi, p. 114.<br />

695 Ivi, p. 116.

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