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Le parole rimaste - Edit

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1. La presenza del dialetto<br />

nella produzione letteraria<br />

Questa sommaria introduzione, lungi dall’avanzare ambizioni di carattere<br />

linguistico e sociolinguistico, intende riassumere alcuni pensieri<br />

circa il modo di intendere il dialetto al quale, in seguito al fondamentale<br />

ruolo di memoria che gli è stato riconosciuto e al suo impiego in poesia,<br />

spetta una certa rivincita che non può che rallegrare. La letteratura italiana, ce<br />

lo ricorda Gianfranco Contini, è l’unica grande letteratura nazionale per la quale<br />

il dialetto è parte integrante ed ineliminabile 859. Questa profonda verità, troppo<br />

spesso dimenticata in passato ed offuscata dal persistente pregiudizio del dialetto<br />

come strumento espressivo inadeguato ed “inferiore”, si è venuta affermando<br />

con indiscutibile perentorietà nell’Istro-quarnerino, grazie ad una inaspettata<br />

e quanto mai rigogliosa fi oritura di poesia in dialetto, che rappresenta senza<br />

dubbio uno dei fenomeni più importanti e caratterizzanti della letteratura della<br />

minoranza italiana.<br />

La presenza di un dialetto o di più dialetti è, per un territorio, un dato del<br />

paesaggio umano, qualcosa di prezioso che vale la pena di conservare come si<br />

conserva una chiesa o un monumento. Tra un dialetto e il suo territorio non<br />

c’è solo una fortuita coincidenza geografica ma un legame essenziale, il legame<br />

con la solidità delle radici che garantisce la conservazione delle risorse umane<br />

e culturali della comunità. Ha scritto una volta Heidegger che “il dialetto non<br />

è solo la lingua della madre ma al tempo stesso e anzitutto la madre della lingua”.<br />

Il filosofo tedesco sosteneva che proprio il radicamento nella propria<br />

terra è la condizione imprescindibile per trasformare in linfa ciò che si assorbe<br />

all’intorno, per sostanziare l’ecosistema culturale. Queste considerazioni ci<br />

sembrano condivisibili. Esse mettono in evidenza i principali valori del dialetto<br />

evitando stanchi luoghi comuni e stereotipi spesso abusati, che derivano<br />

dall’idea che il dialetto sia principalmente un oltraggio e una deformazio-<br />

859 GIANFRANCO CONTINI, La letteratura italiana, Firenze-Milano, Sansoni-Accademia, 1974.<br />

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