07.06.2013 Views

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Ester Sardoz Barlessi<br />

definitiva, vissuta con la consapevolezza dell’adulto, «un odor novo, / che dopo<br />

go respirà altre volte».<br />

Il bisogno di esorcizzare la morte, riemerge pure in L’ultima carossa [L’ultima<br />

carrozza], altro quadretto, fra l’ironico e il sentimentale. Per il funerale del nonno<br />

(di nuovo la morte distante, rimossa, metabolizzata, straniata) viene noleggiata<br />

l’ultima carrozza di piazza, e il viaggio da doloroso diventa quasi festoso per il<br />

fratellino più piccolo, che, seduto a cassetta, accanto al “cucer”, si sente importante<br />

«lassu’ piu’ in alto del caval» e non dimenticherà più quell’esperienza. Ironia<br />

della sorte, ma prima di tutto ironia sbarazzina della Barlessi, quella vettura forse<br />

è la «stessa carossa / che el vecio gaveva / ciapà tante volte / coi amici, per andar<br />

in Siana / a far baldoria / e tornar po’ a casa / co le gambe de fora 1163».<br />

Il registro torna delicatamente malinconico in Un mandoler [Un mandorlo],<br />

messaggero di primavera e galeotto d’amore, sia per la protagonista, che stenta<br />

a perdonarsi dolci peccati giovanili, sia per la nonna, la quale però si era sempre<br />

vantata che «con nono / no’ iera confidensa / e che fina l’altar / ve gavè<br />

tratà col “vu» 1164. Quando fortuitamente, rovistando in dimenticati cassetti, la<br />

protagonista scopre il ‘peccato’ prematrimoniale della nonna, si stabilisce fra le<br />

due, la nipote e l’ava ormai defunta, una rinnovata corrente di gioiosa complicità<br />

femminile, che instilla nella discendente un senso di appartenenza ancora più<br />

totalizzante: «ti anche alora ti ga avù / un mandoler sora la testa, / fiorì prima<br />

del tempo / a la metà de febraio» 1165.<br />

<strong>Le</strong> storielle di Ester Barlessi<br />

Per lo più sparsi nelle pagine letterarie de «La Voce del Popolo» degli anni Ottanta,<br />

i racconti in vernacolo polesano della Sardoz Barlessi non sono mai stati<br />

raccolti in volume, tranne il breve testo Tra i banchi di scuola che appare nella raccolta<br />

E in mezzo un fiume. Con uno stile colloquiale vi si fa l’arguto profilo di don<br />

Sestan, prete “bulo” 1166, insegnante-castigamatti di catechismo “ale scole citadine<br />

co’ la bacheta come che se fa coi sameri!”: piglio sicuro, occhiata saettante, battuta<br />

al vetriolo, incedere svelto “fassendo sventolar la cotola nera come una mantela<br />

de torero”. Altra novelletta gustosa, Sirio, che mette in burletta l’omonimo protagonista,<br />

insegnante di tedesco in una scuola di paese. L’ometto, bassino di statura<br />

1163 Da L’ultima carossa [L’ultima carrozza]: «la stessa carrozza / che il vecchio aveva / preso tante volte /<br />

con gli amici / per andare in Siana / a far baldoria / e poi tornare a casa / con le gambe di fuori».<br />

1164 Da Un mandoler [Un mandorlo]: «con nonno / non c’era confi denza / e che fi no all’altare / vi<br />

davate del voi».<br />

1165 «anche tu allora hai avuto / un mandorlo sopra la testa, / fi orito prima del tempo / alla metà di<br />

febbraio».<br />

1166 Qui nell’accezione di ‘stravagante’.<br />

685

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!