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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo I | Il contesto storico<br />

te riconosciuto come tale e quindi non vi esistevano scuole italiane (nelle isole del<br />

Quarnero, ad Abbazia, Albona, Parenzo, Fasana, Sissano, centri del Parentino).<br />

A favorire il rilancio di tutte le attività dell’UIIF influì, a partire dal 1964, la collaborazione<br />

con l’Università Popolare di Trieste (UPT) un ente morale che, con il<br />

consenso ed il sostegno del Ministero degli Affari Esteri italiano, divenne il portatore<br />

di una serie di interventi di carattere culturale per il GNI al di fuori dalla ex<br />

zona B. Dal 1958, infatti, aveva cominciato ad operare anche nel campo culturale<br />

la Commissione mista italo-jugoslava per la tutela delle minoranze, istituita secondo<br />

il Memorandum d’Intesa del 1954, con competenza limitata all’ex zona B.<br />

Il programma di interventi sviluppato dall’UPT a favore delle istituzioni e dei<br />

singoli appartenenti al GNI gradualmente si estese a tutti i campi di attività della<br />

comunità italiana, fino a promuovere, negli ultimi anni, progetti nel campo economico,<br />

nell’edilizia scolastica, nei restauri, ma anche in forme di finanziamento legate<br />

alla pura sopravvivenza delle istituzioni del GNI 68. La collaborazione con l’ente<br />

triestino fu osteggiata fin dall’inizio, sia da parte dei circoli irredentistici in Italia –<br />

che non apprezzavano il sostegno offerto dallo Stato italiano a quelli che venivano<br />

considerati traditori dell’italianità istriana – sia da alcuni ambienti politici croati<br />

e sloveni che moltiplicarono specularmente le insinuazioni e gli ostacoli all’attività<br />

dell’UIIF, man mano che gli interventi a vantaggio della comunità italiana si intensificavano.<br />

Il culmine di tale tendenza si ebbe negli anni Settanta quando, nel pieno<br />

della campagna nazionalistica croata, le autorità regionali e repubblicane si impegnarono<br />

pubblicamente ad alimentare i sospetti sui rapporti tra l’UIIF e l’UPT e<br />

in seguito rivolsero contro l’ente triestino l’esplicita accusa di essere uno strumento<br />

dell’irredentismo italiano 69. Il fatto è, che la riforma dell’UIIF e il suo rilancio<br />

organizzativo e culturale, sviluppatosi attraverso varie iniziative, coincisero con lo<br />

sviluppo del movimento nazionalista croato, il “Masovni pokret”. Anche in Istria,<br />

come nel resto della Croazia, gli intellettuali croati sollevarono tutta una serie di<br />

problemi collegati al concetto di nazione, quali la cultura e la storia del popolo croato<br />

istriano, che miravano a dimostrare la croaticità della penisola. In particolare, il<br />

dibattito costituzionale del ’71 venne visto, da una parte dei comunisti croati e dagli<br />

intellettuali raccolti attorno alla Matica Hrvatska, come la premessa per la nascita di<br />

un vero e proprio stato sovrano. Di conseguenza, si aprì un aspro contenzioso tra<br />

l’UIIF e alcuni circoli culturali croati dell’Istria, i cui contenuti vennero in seguito<br />

ripresi dagli organi politici regionali e dalle autorità croate, che li trasformarono in<br />

una campagna di accuse contro alcuni esponenti dell’organizzazione degli italiani,<br />

68 EZIO e LUCIANO G IURICIN, Trent’anni di collaborazione, Trieste-Rovigno, 1994, (Etnia n.u.).<br />

69 Cfr. gli interventi dei tre membri istriani alla XXIII seduta del CC LCC, in «Vjesnik», 14 e 16<br />

dicembre 1971; Verbale della riunione del Comitato dell’UIIF, 22 dicembre 1971, presente anche il<br />

rappresentante dell’ASPL regionale, A. Ferlin, ACRSR, f.5160/86, pp.75-76. Anche in seno allo<br />

stesso gruppo etnico, la collaborazione trovò un’opposizione, cfr. ANTONIO BORME, “Autonomia<br />

addio”, in «Il Territorio», n.25 (1988), Gorizia, pp.297-298.

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