Le parole rimaste - Edit

Ma la storia è intessuta di errori,
di offese senza riparo: negheremo
alle vittime il conforto della stasi
eterna dove ogni contrasto si risolve
nell’oziante visione di ciò che è?
A quest’oasi anela la tua dialettica
vagheggiando terrestri paradisi
nati dal nulla? Ti riconosco
- Oh, come ti riconosco! – orgoglio
schematizzante: dopo la rivolta
dei fatti ancora vorresti perseguire
un sogno sterile e vietarmi
per giansenistica inibizione
l’amplesso delle cose, belle
e feconde, Ma che alternativa
mi hai offerto oltre lo scherno
di una realtà che non muta?
Pasolini, Uomo pasolini,
offeso dai trionfi dell’artista
armonico con gli altri nella propria
disarmonia, ricordi la fame
di giustizia e di verità? le lunghe
soste sull’orlo di giorni inutili?
Soli – ed eravamo folla -
stretto ciascuno dall’oscurità
che nella luce isola i ciechi.
Qui, fraterno e virile, a me giunse
il soccorso di Ilič: compagno
è crollato un mito sul nostro cammino,
raggiungi i tuoi ché l’ora è tarda
e un’altra fetta di strada aspetta
tante più braccia.
Alessandro Damiani
In questo componimento si scopre il disaccordo di Damiani con il radicale
rifiuto maturato da Pasolini nei confronti di questa civiltà (ossia della civiltà industriale
in piena ascesa nell’Italia degli anni fine Cinquanta-Sessanta) nel momento
in cui divennero tangibili le prove che il proletariato in genere e il sottoproletariato
delle borgate romane, cui l’intellettuale friulano guardava con simpatia,
si erano irrimediabilmente lasciati coinvolgere dal massificante sistema consumistico
capitalista. Consegnando così – parafrasando Pasolini – armi e bagagli
al nuovo camaleontico fascismo, metamorfizzatosi nel mercificante strapotere
borghese-democristiano. Pasolini rigettò questa civiltà, indicando il rifugio mate-
417