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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

come il costume popolare delle terre calabre, abbruzzesi – e, (...) per quanto riguarda<br />

l’acconciatura dei capelli, con la crocchia fatta di spilloni d’argento 241 .<br />

È lo spazio limitato commissionato e concesso dal quotidiano all’approfondimento<br />

culturale che impone criteri di lunghezza, di stile e di rigore, di chiarezza<br />

espositiva. Il reportage si fa insieme informativo e narrativo, aneddoti e<br />

annotazioni acute stimolano l’immaginazione, l’attualità si lega alla concezione<br />

storica, sociologica e politica degli avvenimenti determinando prospettive utili<br />

alla conoscenza della realtà. Piuttosto che alla pagina di diario, questo genere,<br />

nel quotidiano della minoranza, è paragonabile al diario di viaggio, in cui la narrazione<br />

risulta diretta, documentaria, ma non priva, per questo, delle impressioni<br />

e del calore del giornalista.<br />

Qualche volta il reportage è un servizio in serie, altre volte assume ufficio di<br />

cronaca, ma cronaca più complessa e più meditata. Un esempio di servizio in<br />

serie è offerto da Ćosić che «La Voce del Popolo» riprende dal quotidiano belgradese<br />

«Borba» e riguarda la rivolta dell’ottobre 1956 in Ungheria. Ćosić non<br />

riesce a contenere le proprie impressioni, e, piuttosto che notizie, offre un insieme<br />

di commenti.<br />

Anch’io mi sento preoccupato e deluso. Imre Nagy, a chi hai affidato queste migliaia<br />

di operai e studenti? A quale destino abbandoni l’Ungheria? (...) Anch’io<br />

odio Stalin, e ne ho ben donde, ma amo, rispetto ed ammiro il popolo russo<br />

e sovietico: per l’Ottobre del 1917, per la forza e lo spirito creatore, per<br />

Stalingrado, e per tutto quello che ha dato di prezioso al mondo e agli uomini.<br />

Per questi motivi, mentre stringono intorno allo Stalin di bronzo funi<br />

d’acciaio, la mia commozione è diversa da quella dei Magiari che mi circondano<br />

e mi sento a disagio perché nelle grida e nelle imprecazioni, l’odio contro<br />

Stalin si trasforma in odio contro il popolo che ha sofferto più di tutti 242 .<br />

(...) Ho l’impressione che ogni forma di “socialismo” sia crollata in Ungheria.<br />

Bisogna cominciare daccapo. Il sistema esistito sinora sembra morto con i giovani<br />

della stazione radio. Nessuna idea costruttiva da nessuna parte 243 .<br />

Pur presentando apparentemente gli eventi così come questi si accavallano,<br />

Ćosić, ponderando i fatti che racconta, offre un’immagine personale della situazione<br />

ungherese, un’interpretazione precisa che non lascia spazio alle conclusioni<br />

personali del lettore.<br />

241 GIACOMO SCOTTI, “Tradizioni dignanesi”, in «La Voce del Popolo», 19 dicembre 1951, p. 3.<br />

242 «La Voce del Popolo», 18 novembre 1956, p. 3.<br />

243 «La Voce del Popolo», 21 novembre 1956, p. 3.

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