07.06.2013 Views

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

696<br />

Capitolo VI | Dire in dialetto<br />

Ghe voio ben a ‘ste vose che ga la piera per custode e forsi per intima serva,<br />

vose che prima de noi ga ‘traversà strade de oceani e de deserti spronandoghe la vita.<br />

Ghe voio ben a ‘ste vose che ‘l magma ga incastrà in rocia dura e<br />

altretanto ale <strong>parole</strong> che de lore me riva perchè le va drite al cor.<br />

Chissa se anche la mia vose gaverà una gola de piera 1181.<br />

Narratrice in dialetto<br />

Parlare un “buon” polesano è ormai difficile, ha perso per strada il suo smalto<br />

e la sua originalità. Ma scriverlo è addirittura epico. Ebbene, quando si leggono<br />

i racconti in dialetto 1182 di Gianna Dallemulle si capisce una cosa importante:<br />

che lei c’ha il dialetto polesano dentro, profondamente assimilato. Gianna è polesana<br />

e polesana vuole rimanere. E da polesana ha cura puntigliosa del dialetto,<br />

vuole tenerlo in buon equilibrio con le altre sue due lingue, quella della scolarizzazione,<br />

delle letture e della fruizione di radiotv, l’italiano, e quella dell’ambiente<br />

di lavoro e di vita, il croato – legate tutte e tre da un rapporto di tipo geometrico,<br />

come i tre angoli di un triangolo. Il dialetto è il prediletto, è la madrelingua,<br />

è la lingua dell’affettività, il luogo della naturalezza e della spontaneità, la norma<br />

linguistica della comunità italiana e quindi anche espressione di quel sentimento<br />

di appartenenza, di fedeltà a una tradizione, che permette – e garantisce – il<br />

senso di identità.<br />

Ma il polesano è anche una lingua impoverita, una lingua che sempre meno<br />

si usa e si conosce, una lingua in pericolo di estinzione. Questo uso del linguaggio<br />

immiserito è una delle tante forme di violenza cui si è sottoposti, perché il<br />

dialetto (come la lingua) è parte dell’essere, e impoverirlo vuol dire impoverire<br />

i sentimenti. Ci si illude che i sentimenti siano spontanei. Non è vero, siamo<br />

esseri civili, cioè profondamente linguistici, e impoverire il linguaggio significa<br />

impoverire tutto. Narratrice arguta e pungente, nei suoi racconti, la Dallemulle<br />

1181 Una gola de piera [Una gola di pietra]: «Chissà se le voci che la pietra ha trattenuto / si spingono<br />

ai suoi margini urlando l’impotenza della libertà negata / in nome del travaso nello stabile e<br />

nell’eterno e / chissà se l’intervento in forma straniera ha impressionato occhi e orecchie / come<br />

ogni altra cosa differente da quella cui l’esistenza ci ha abituati. / Voglio bene a queste voci che<br />

hanno la pietra per custode e forse per intima serva / voci che prima di noi hanno attraversato<br />

strade di oceani e di deserti spronandogli la vita. / Voglio bene a queste voci che il magma ha<br />

incastrato in roccia dura e / altrettanto alle <strong>parole</strong> che da loro mi raggiungono perché vanno<br />

dritte al cuore. // Chissà se anche la mia voce avrà una gola di pietra».<br />

1182 In Cucai e gabbiani, presentazione di NELIDA MILANI KRULJAC, Università Popolare di Trieste-Unione<br />

Italiana Fiume, <strong>Edit</strong>-Biblioteca Istriana n. 15, Fiume, ci sono quattro racconti in dialetto: La fi ghera<br />

de sior Bepi, Coss’che siora Valeria ga imparà de Filumena Marturano, Andar o restar e Boboli e formagele.<br />

In Con voce minima ci sono tre racconti dialettali: I cugini di Trieste, Un pensier tira l’altro e Orsola. Nella<br />

«Voce» degli anni Ottanta si possono trovare i racconti: Il sabato lavorativo, Degli stress in lingua e in<br />

vernacolo e La signorina Smith.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!