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Le parole rimaste - Edit

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388<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

mazione pubblica. In una mutata, tragica realtà quotidiana, sull’orlo della catastrofe,<br />

scandita dagli ingranaggi della tecnologia, della scienza e della produzione<br />

industriale, eventi orribili determinano la progressiva deformità e il degrado<br />

del vivere civile: la regolamentazione delle nascite che priva le donne della facoltà<br />

di generare, la conseguente disgregazione delle famiglie, la riconversione delle<br />

industrie di guerra, la crisi galoppante hanno effetti deleteri sui meccanismi della<br />

vita interiore degli uomini, sempre più insidiata dai mezzi di comunicazione di<br />

massa, da squallide lusinghe della società dei consumi. Fragilità, infantilismo, irrazionalità,<br />

devianze psicologiche e morfologiche diventano componenti stabili<br />

della specie umana in agonia, costretta a sopravvivere tra la sterilità operativa<br />

della politica e la capziosità alessandrina della cultura e delle ideologie – gli inutili<br />

bizantinismi di una società in declino. Ansie, insicurezze, l’anelito a un involucro<br />

protettivo, il ricorso al misticismo, il complesso rapporto uomo-natura sotteso<br />

a tutta l’opera sembrano insufficienti alla scommessa del vivere o, meglio,<br />

del sopravvivere. Terribili esperimenti, dalla folle concentrazione distruttiva in<br />

poligoni per esplosioni sotterranee, il prevalere di élite scientifiche che, pur producendo<br />

energia gratuita e riconversioni tecnologiche, non riescono a mutare<br />

gli scenari, sono i segni premonitori della rovina incombente, mentre il dilagare<br />

di un nuovo hobby di massa, quello della cinepresa retroattiva, un infernale aggeggio<br />

scova-magagne, mette a disposizione di tutti passato e presente, uomini<br />

e fatti, screditando tutti, in un clima di distruzione di ogni tessuto sociale, con<br />

effetto polverizzante delle basi della stessa civiltà umana.<br />

Damiani, procedendo attraverso miti ed emblemi del pensiero e sull’evidenza<br />

dimostrativa delle sue proiezioni ideologiche e allegoriche di grande valore<br />

etico ed esistenziale, continua, dunque, la sua acuminata analisi dei fenomeni<br />

indagando le cause, gli effetti, i fini, i destini della vita, della natura e dell’uomo,<br />

senza perdere di vista i propri interrogativi e obiettivi principali. Esamina così i<br />

anche gli atteggiamenti mentali dell’uomo in questo mondo di decadenza:<br />

Perché la catastrofe, seriamente temuta come conseguenza di un processo malefico,<br />

avvenne invece per un fatto opposto? A stroncare l’uomo non è stata la difficoltà<br />

di attuare i suoi sogni, ma la scoperta di averli raggiunti. Quasi non sapesse<br />

che farne. La luna (…) è stata un richiamo magico per Chopin e per Beethoven,<br />

per Shakespeare e <strong>Le</strong>opardi, per ogni creatura bisognosa di confidare i propri<br />

segreti, tristi o dolci. Ma quando gli uomini l’ebbero, che cosa ottennero? 719<br />

Ultimo baluardo, prima della catastrofe finale, il comunismo che si diffonde<br />

in tutta l’Europa; ma anche le forze sovietiche, benché ingenti, appaiono insufficienti<br />

di fronte all’enormità del compito della costruzione di uno Stato super-<br />

719 Ivi, p. 196.

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