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Le parole rimaste - Edit

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Mutamenti del contesto politico-culturale e i primi autori autoctoni<br />

Una nuova tempesta nazionalistica<br />

In tale contesto s’inserisce, nel 1971, l’avvio delle trasmissioni di TeleCapodistria<br />

in lingua italiana, che – aggiungendosi all’emittente radiofonica in funzione<br />

dal 1949 – prese a dedicare largo spazio ai problemi culturali, alla letteratura in<br />

particolare, con presentazioni di libri, interviste a scrittori e poeti, dibattiti.<br />

Quello stesso anno, in marzo, riprese la polemica con Zvane Črnja e i nazionalisti<br />

croati della regione istro-quarnerina. Stavolta fu coinvolto Giovanni Radossi,<br />

direttore del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno.<br />

Črnja continuò a spargere i suoi veleni dalle colonne del quotidiano «Glas<br />

Istre – Novi List», ampliando via via gli attacchi che, continuando fino a maggio,<br />

assunsero toni e significati sempre più pesanti. Quell’anno, in febbraio,<br />

il CRS aveva presentato il secondo volume della collana «Atti», il primo volume<br />

di «Quaderni», il volume La Repubblica di Albona di Giacomo Scotti e<br />

Luciano Giuricin, la monografia Mancano all’appello di Arialdo Demartini e la<br />

ristampa anastatica del primo tomo della Biografie degli uomini distinti dell’Istria<br />

del canonico di Barbana Pietro Stancovich (il secondo tomo uscirà nel 1973<br />

e il terzo nel 1974). Nello stesso mese l’Unione degli italiani fece immurare a<br />

Barbana una lapide bilingue in onore di Pietro Stancovich. Črnja, insieme a<br />

Petar Strčić, pretendeva che Stancovich fosse considerato croato. Ma al tempo<br />

stesso si accusava quel personaggio “croato” di essere stato “un anticipatore<br />

del processo di snazionalizzazione della popolazione croata dell’Istria”!<br />

Gli attacchi vennero sferrati su «Dometi» n. 10/1970 e 4-5/1971, e sul «Glas<br />

Istre-Novi List» del 17 marzo, 19 e 21 aprile, 2 e 19 maggio 1971. Sempre nel<br />

corso di aprile e maggio, «La Voce del Popolo» ospitò imparzialmente sia gli<br />

attacchi del Črnja ( traducendoli dal croato) sia le risposte di Radossi che si<br />

presentava sempre come Centro di Ricerche Storiche dell’Unione degli italiani.<br />

Nessun altro intellettuale connazionale gli diede una mano, ad eccezione<br />

del pittore albonese Quintino Bassani che intervenne con una lettera (pubblicata<br />

dalla sola «Voce» il 1º maggio) nella quale rinfacciò ai nazionalisti croati<br />

di innalzare alle stelle il loro Mate Laginja, insignificante scrittore ma uomo<br />

politico reazionario, che nel primo decennio del Novecento definì gli albonesi<br />

“rinnegati… perché fraternizzano col popolo italiano, con idee socialiste”.<br />

Per l’esattezza storica va detto che, sia pure indirettamente, il primo ad essere<br />

attaccato nella polemica avviata dai nazionalisti croati dell’Istria fu il filologo<br />

e intellettuale istriano italiano Domenico Cernecca (Valle d’Istria, 1914<br />

– Pola, 1989) che di Pietro Stancovich era un emerito studioso ed aveva acquisito<br />

grandi meriti come docente universitario nella capitale croata. Il suo<br />

primo testo scientifico era apparso già nel 1959 in «Studia Romanica et Anglica<br />

Zagrabiensa» (Zagabria, vol. 8): “Pietro Stancovich – arcade istriano”,<br />

seguito dalla tesi di dottorato sul medesimo personaggio, pubblicata nella traduzione<br />

dall’italiano di Frano Čale, Petar Stanković, nel IV volume dello «Ja-<br />

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