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Le parole rimaste - Edit

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432<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

fattezze di vitali illusioni essendo esse niente meno che «la storia come / vaga<br />

metafora, cose e vicende / immerse in un sorridente lavacro / l’amore che sia<br />

ebbrezza soffusa / di nostalgie».<br />

La vocazione della poesia nella VI satira, ad ogni modo, non si è ancora sublimata<br />

a tale punto da toccare l’utopia del X idillio che conferisce all’arte l’«ultima<br />

forza capace di far resistere le illusioni vitali». Mentre nella lirica Che senso ha<br />

oggi, pubblicata due anni prima degli Idilli nella raccolta Se questa è poesia, quella<br />

vocazione scompare o perfino si capovolge:<br />

Che senso ha, oggi<br />

scrivere poesie?<br />

Gioco vano di <strong>parole</strong><br />

di suoni e simboli,<br />

gioco più vano<br />

d’illusioni e rimpianti<br />

che la realtà ignora<br />

e l’animo, colmo<br />

d’assuefatti dolori,<br />

riassorbe a fatica.<br />

Non ha più vita<br />

la metafora<br />

né colori le immagini,<br />

dacché la gioia fanciulla<br />

e il pianto<br />

non sgorgano<br />

come acqua di fonte<br />

dal cuore dell’uomo.<br />

Che senso ha oggi<br />

illudere<br />

parvenze di vita?<br />

Sono <strong>parole</strong> pesanti quelle usate in Che senso ha oggi, diametralmente opposte a<br />

quelle espresse nel X idillio. Qui le illusioni anziché essere «vitali» possono tutt’al più<br />

far baluginare sole «parvenze di vita», mentre la poesia è ridotta a un «gioco vano di<br />

<strong>parole</strong> / di suoni e simboli» e non possiede alcuna autentica opportunità di risollevarsi<br />

dalla propria radicale inadeguatezza per fronteggiare e smuovere l’impassibile<br />

indifferenza della realtà, perché la metafora non ha più vita «dacché la gioia fanciulla<br />

/ e il pianto / non sgorgano / come acqua di fonte / dal cuore dell’uomo».<br />

Orbene: cosa vuol dire quest’antinomia semantica data al segno poetico? È<br />

possibile attribuire una logica spiegazione alle ‘illogiche peripezie’ dell’autore

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