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Le parole rimaste - Edit

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Eros Sequi<br />

che tende ad un risultato” 323 . L’aspetto propriamente bellico è come relegato sullo<br />

sfondo (anche perché il piccolo reparto in cui opera Sequi è legato ad un ben<br />

determinato territorio del Gorski Kotar e della Krajina), il vero combattimento si<br />

svolge interiormente, contro le proprie debolezze, contro la stanchezza, l’equipaggiamento<br />

inadeguato, lo spaesamento, la nostalgia di casa.<br />

<strong>Le</strong> case di Pothia 324 sono una raccolta di nove racconti 325 ispirati ai luoghi di<br />

Patmos, Nisiro e Kalymnos, dove Sequi insegnò ed ebbe modo di osservare e di<br />

meditare sul destino della povera gente, pescatori di spugne e ragazze costrette<br />

alla prostituzione, uomini e donne delle Sporadi che esprimono drammi ed infelicità<br />

dell’’io’ universale 326. Pothia è l’unico villaggio dell’isola di Kalymnos, nel<br />

Dodecaneso, un’area sulla quale il governo italiano aveva esteso un protettorato<br />

su quattordici isole delle Sporadi meridionali, conquistate nel 1916. L’Italia aveva<br />

perso molto presto l’interesse nei confronti di queste isole che erano servite<br />

allo scopo di costringere Istanbul a firmare una pace con Roma che sancisse il<br />

predominio di quest’ultima sulla Libia. La fine della Prima guerra mondiale aveva<br />

segnato pure la fine dell’impero turco, di cui rimaneva solo la piccola Turchia.<br />

Nelle Sporadi il fascismo attuò politiche di assimilazione e di repressione<br />

nei confronti della popolazione locale. Il libro di Sequi ci fa comprendere come<br />

le istituzioni e gli intellettuali italiani abbiano freudianamente rimosso il proprio<br />

passato coloniale in Eritrea, in Libia, in Somalia e in Albania all’insegna dello<br />

slogan “italiani brava gente” che tende a considerare quello italiano un colonialismo<br />

soft. Soltanto Ennio Flaiano ha descritto nel romanzo Tempo di uccidere 327 le<br />

atrocità sottese alla mentalità coloniale 328.<br />

<strong>Le</strong> case di Pothia sono un testo formato da diversi capitoli, di cui ciascuno racconta<br />

una vicenda particolare. Protagonista di tutti è la miseria che si annida<br />

fra il mare e le case gialle affacciate su una piccola baia. La Storia rimane sullo<br />

sfondo: i personaggi si agitano all’interno di uno scenario apparentemente immutabile,<br />

in cui l’oppressione e lo sfruttamento sembrano essere le condizioni<br />

normali in cui gli abitanti dell’isola trascorrono la loro vita. Il racconto traduce<br />

le ristrettezze economiche ed i costumi dei pescatori che<br />

323 ERIO FRANCHI, Prefazione alla terza edizione di Eravamo in tanti, Edizioni Comedit, Milano, 2000, p. 8.<br />

324 EROS SEQUI, <strong>Le</strong> case di Pothia, <strong>Edit</strong>, Fiume, 1957.<br />

325 I racconti sono: <strong>Le</strong> case di Pothia, I giorni di Pothia, Il mare vermiglio, La grazia, E domani?,<br />

Altalena, Aquiloni, Naufragio, La luce sotto l’acqua.<br />

326 Sequi aveva già menzionato Pothia in un passo di Eravamo in tanti in data 5 dicembre 1944, quando<br />

ricorda di aver assistito a Rodi nel 1935 al rito della circoncisione di due bimbi in una casa turca.<br />

327 ENNIO FLAIANO, Tempo di uccidere, Longanesi, Milano, 1947.<br />

328 Cfr. CHRISTIAN ECCHER, La letteratura degli italiani... cit. p. 50.<br />

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